Confcommercio: Il POS mangia 3% dei ricavi

L'obbligo dei pagamenti elettronici penalizza soprattutto le piccoli imprese, fino a incidere per il 3,12% sui ricavi incassati con POS.

POSDal primo luglio 2014 è scattato l’obbligo di uso dei POS per tutti i liberi professionisti, per pagamenti superiori ai 30 euro, e indipendentemente al reddito dichiarato nell’anno precedente. Non sono previste sanzioni per chi non si è adeguato alla nuova normativa.

Perché i liberi professionisti sono contrari all’uso dei POS? La risposta è di natura economica. Commercianti e artigiani contestano le commissioni bancarie, troppo alte rispetto il resto dell’Europa e del mondo. Ad essere penalizzate sono soprattutto le Piccole Medie Imprese(PMI). Confcommercio scrive: “L’incidenza percentuale dei costi legati agli incassi tramite POS cresce al diminuire della dimensione aziendale, anche in relazione al minore potere contrattuale nei confronti del sistema bancario”. L’associazione ha analizzato il caso di due imprese, una con fatturato annuo pari a 150 mila euro e l’altra con fatturato annuo di 400 mila euro. Per la prima l’incidenza stimata sul fatturato incassato tramite POS, al netto dell’IVA, è più alta, pari al 3,12%(1.920 euro), mentre per la seconda è del 2,22%(3.645 euro).

Confcommercio chiede “una spending review della moneta elettronica” con tetti per le commissioni interbancarie e detraibilità di oneri del POS. In Italia sono istallati nei punti di vendita 1.501.600 terminali POS, contro 1.834.000 della Francia e 720.000 della Germania. Per quanto riguarda l’ammontare totale in euro delle transazioni, in Francia sono più del doppio(398 miliardi) rispetto alla Germania(174 miliardi) e all’Italia(160 miliardi). E per l’utilizzo dei bonifici emergono differenze ancora più marcate tra i tre Paesi europei considerati, anche se in questo caso è la Germania(56.600 miliardi di euro) che supera di oltre il doppio la Francia(24.100 miliardi di euro) e di circa 7 volte l’Italia(7.800 miliardi di euro).

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