Inps: 40enni a rischio povertà

La lunga e durissima crisi economica italiana ha modificato il profilo dei soggetti a rischio povertà e ampliato la forbice tra Nord e Sud.

40enni a rischio povertàLa lunga e dura crisi economica italiana ha modificato il profilo dei soggetti a rischio povertà. Lo dice l’Inps nel suo “Rapporto Annuale 2014”, certificando l’impatto sociale della recessione. Non sono più minori e anziani, come per lungo tempo è stato, ma persone comprese tra 40 e 59 anni con incrementi percentuali di oltre il 70% tra 50 e 59 anni.

Le persone già fuori dal mercato del lavoro, tipicamente le persone con più di 70 anni, sono quelle che hanno sofferto meno gli effetti della crisi. Il calo della crescita 2008-2013 ha esposto nuclei familiari ritenuti a basso rischio: in bilico ora ci sono famiglie monoparentali under 60 che hanno registrato il 57% in più di poveri. Si registra inoltre una crescita dei tassi di povertà al crescere del numero di figli. L’analisi su base territoriale conferma l’allargamento della forbice fra il Nord e il Sud Italia: se nel 2008 la differenza fra i tassi di povertà del Settentrione e del Meridione era del 24%(11% il Nord e 35% il Sud), ora il gap è del 29%(14% al Nord e 43% al Sud).

Tuttavia, osservando la variazione percentuale del numero dei poveri per area geografica si può notare come sia soprattutto il Nord-Est l’area del paese che ha fatto registrare gli incrementi proporzionalmente maggiori del numero di poveri(+61%), seguita dal Centro(+50%) e dal Nord-Ovest(+33%). Il rischio di disoccupazione è tradizionalmente alto per chi, una volta terminati gli studi, è alla ricerca del primo impiego, un aspetto peculiare della crisi che sta attraversando il Paese è anche la continua e prolungata perdita di posti di lavoro per i lavoratori con più di 50 anni. Per questa fascia di età il numero di disoccupati è aumentato proporzionalmente di più rispetto alle altre classi.

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