Cosa c’entra il Jobs Act con l’aumento dell’occupazione di giugno?

I dati sull'occupazione di giugno dell'Istat possono essere interpretati in diversi modi e sono facilmente manipolabili a scopo politico come ha fatto il premier Renzi.

Matteo RenziL’Istat ha pubblicato i dati sul lavoro in Italia relativi al mese di giugno 2016. L’occupazione è aumentata dello 0,3% rispetto al mese precedente, passando dai 22.710 mila occupati di maggio ai 22.781 mila di giugno. Un incremento di 71 mila unità che ha fatto esultare anche il premier Matteo Renzi.

Tra i 599 mila posti di lavoro in più il nostro “caro” premier mette anche quelli di giugno. Basta leggere i dati per scoprire che il tanto decantato Jobs Act non c’entra nulla con l’aumento dell’occupazione di giugno 2016. La crescita occupazionale è determinata dai lavoratori indipendenti che dopo il livello minimo raggiunto a fine 2015 mostrano un recupero nei primi sei mesi dell’anno. A giugno i lavoratori autonomi hanno fatto segnare una crescita di 78 mila unità, pari a +1,4%. La stima dei dipendenti invece segna un calo di 7 mila unità. Il tweet di Renzi è l’ennesima propaganda mediatica con verità parziale. Tra l’altro, l’Istat considera una persona occupata se nella settimana di riferimento dell’indagine ha lavorato almeno un’ora.

La realtà è ben diversa dal positivismo(o fuffa) fatto ogni mese dal premier Renzi. Secondo le rilevazioni del primo quadrimestre del 2016, al calare degli incentivi sono calate le assunzioni e il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni è stato di sole 73 mila unità, numero esiguo rispetto al saldo dei primi mesi del 2015. L’aumento dell’occupazione del primo quadrimestre 2016 è dovuto al boom dei voucher(+43,1% rispetto allo stesso periodo del 2015). Per chi non lo sapesse, i voucher sono dei buoni dal valore nominale di 10 euro(il cui corrispettivo netto è 7,50 euro). Il Jobs Act di Renzi non ha risolto il problema dell’occupazione, questo è un dato di fatto.

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