Censis: Redditi giovani 15,1% sotto media

Per la prima volta i figli saranno più poveri dei genitori. Lo dice il 50esimo rapporto del Censis. Migliorano condizioni pensionati.

Redditi giovani 15,1% sotto mediaI millennials hanno un reddito inferiore del 15,1% rispetto alla media dei cittadini, mentre le persone con 35 anni e oltre ne hanno uno superiore alla media dell’1,5%. E’ quanto emerge dal Rapporto Censis 2016. Considerando la ricchezza familiare, i divari sono pari a -41,1% rispetto alla media della popolazione nel caso dei giovani, mentre i 35enni e oltre registrano un valore superiore alla media del 4,2% e gli ultrasessantacinquenni del 5,2%.

Nel confronto con 25 anni fa, rispetto ai loro coetanei di allora, gli attuali giovani hanno un reddito inferiore del 26,5%(periodo 1991-2014), mentre per la popolazione complessiva il reddito si è ridotto solo dell’8,3% e per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%. La ricchezza familiare degli attuali millennials è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei di 25 anni fa, mentre per gli italiani nell’insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell’84,7%. Il divario tra i giovani e il resto dei cittadini si è ampliato, poiché 25 anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9%, mentre oggi sono inferiori del 15,1%. La ricchezza familiare dei giovani di allora era inferiore del 18,5% rispetto alla media, mentre oggi lo è del 41,1%.

Tra il 2014 e il 2015 c’è stato il recupero di 186.000 occupati. I nuovi occupati dall’inizio del 2015 sono associati a una produzione di ricchezza di soli 9.100 euro pro-capite e la produttività si è ridotta da 16.949 euro per occupato a 16.812 euro. E’ un’Italia “rentière”(vive di rendita) e non investe in futuro. Nel corso del 2015, e in parte durante il 2016, la decontribuzione e il Jobs Act hanno quindi fatto fibrillare il mercato del lavoro. Colpisce l’andamento dello strumento del voucher, con i 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015(1.380.000 lavoratori coinvolti e una media di 83 contratti per persona nel 2015) e i 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016.

È il segnale che la forte domanda di flessibilità e l’abbattimento dei costi stanno guidando un segmento esteso e crescente di datori di lavoro, alimentando l’area delle professioni non qualificate e del mercato dei “lavoretti”, imprigionando uno strato crescente dell’occupazione(soprattutto giovanile) nel limbo del lavoro “quasi-regolare”. In tale contesto è nata una “seconda era del sommerso” che punta con la sharing economy “alla ricerca di più redditi”. La tecnologia sta spiazzando una serie di competenze e professionalità consolidate, inglobando attività umane e lavoro intellettuale in procedure e macchine, svuotando di fatto le organizzazioni di una serie di figure e attività intermedie ed esecutive. Di questo problema si è occupato anche il programma “Presa Diretta” qualche mese fa.

Commenti