Inps: Assunzione a tempo indeterminato solo per 1 su 4

I dati Inps sui primi cinque mesi del 2017 confermano la tendenza osservata dalla fine della decontribuzione per le assunzioni stabili. Il Jobs Act di Renzi è un fallimento.

LavoroLavoro a tempo indeterminato con segno meno nei primi cinque mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016. Lo comunica l’Inps nel suo Osservatorio sul precariato. Le assunzioni a tempo indeterminato sono state 529.412, 30.713 in meno(-5,5%) rispetto allo stesso periodo del 2016. Nei primi cinque mesi del 2015 erano state 813.805.

Perché c’è stato il crollo dei contratti a tempo indeterminato nei nuovi rapporto di lavoro? La risposta è ovvia. Dal 1° gennaio 2017 sono spariti gli sgravi contributivi per le aziende che assumevano. L’incidenza dei contratti stabili sul totale delle assunzioni è sceso al 25,9%. In pratica solo uno su quattro viene assunto con il contratto a tempo indeterminato. Nei primi cinque mesi del 2017 sono state 150.182 le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine. In totale sono stati attivati 679.594 contratti stabili, in calo del 4,69% rispetto ai 713.074 dei primi cinque mesi del 2016. Le cessazioni sono state 636.129, per un saldo positivo di 43.465 unità. In totale le cessazioni sono state 2.007.000, in aumento dell’11,2% rispetto all’anno precedente.

A crescere sono soprattutto le cessazioni di rapporti a termine(+18,4%) mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione(-1,3%). I licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo salgono del 5,4%(passando da 28.838 a 30.401). Nel settore privato le assunzioni nei primi cinque mesi dell’anno sono state complessivamente 2.736.000, in aumento del 16% rispetto al periodo gennaio-maggio 2016. Il segno positivo è dato dalle assunzioni a tempo determinato, in crescita del 23% rispetto allo stesso periodo del 2016. Crescita vigorosa dei contratti di lavoro a chiamata a tempo determinato, che, sempre nell’arco temporale gennaio-maggio, passano da 76 mila del 2016 a 165 mila nei primi cinque mesi di quest’anno, con un incremento del 116,8%. Il Jobs Act di Matteo Renzi ha esteso la precarietà a tutti.

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