Istat: Boom dei giovani neet in Italia

L'Istat ha presentato il "Rapporto Annuale 2013". Dalla ricerca emerge un quadro desolante per l'Italia. Boom dei "neet".

Rapporto Annuale 2013L’Italia ha la quota più alta d’Europa di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti “neet” arrivati a 2 milioni 250 mila nel 2012, pari al 23,9%, circa uno su quattro: in un solo anno sono aumentati di quasi 100 mila unità. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale 2013.

Nel corso del 2012 il ciclo economico italiano è stato contraddistinto dalla caduta della domanda interna, in uno scenario caratterizzato dal rallentamento della domanda internazionale e dall’attenuazione delle tensioni sui mercati finanziari. La marcata perdita del potere d’acquisto delle famiglie, a cui ha molto contribuito l’aumento del prelievo fiscale, ha determinato un crollo dei consumi in termini reali. Il calo della domanda interna si è riflesso in una forte riduzione delle importazioni di beni e servizi, mentre, allo stesso tempo, la domanda estera ha mostrato una buona tenuta, fornendo un contributo positivo alla crescita dell’attività economica.

Nel complesso del 2012 il PIL ha segnato una diminuzione del 2,4% in termini reali, annullando la risalita registrata nei due anni precedenti. Una delle principali determinanti dell’attuale recessione, iniziata nella seconda metà del 2011, è la caduta del reddito disponibile, che ha determinato una profonda contrazione dei consumi delle famiglie. Nel 2012, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 4,8%. Alla riduzione del reddito disponibile delle famiglie hanno contribuito soprattutto la forte contrazione del reddito da attività imprenditoriale e l’inasprimento del prelievo fiscale.

L’occupazione ha risentito del peggioramento dell’economia soprattutto nella parte finale dell’anno e nei primi mesi del 2013. Ad un calo degli occupati relativamente contenuto rispetto all’andamento dell’attività economica, è però corrisposta una riduzione più decisa delle ore di lavoro, in conseguenza dell’incremento della quota di occupati a tempo parziale e di un consistente ricorso alla Cassa integrazione guadagni. L’evoluzione del mercato del lavoro nel 2012 ha penalizzato la componente maschile(-1,3% gli occupati) e favorito quella femminile (1,2%).

La flessione degli occupati si è concentrata, ancora una volta, tra i più giovani di entrambi i sessi(-5,3% per gli uomini dai 15 ai 34 anni e -3,2% per le donne) a fronte di una performance occupazionale positiva dei più anziani(4,3% per i 55-64 anni uomini e 10,2% per le donne pari rispettivamente a 75.000 e a 110.000 individui), da porre in relazione anche alla maggiore permanenza nell’occupazione derivante dalle recenti riforme delle pensioni. Nel 2012, il tasso di occupazione è risultato pari al 56,8%, due decimi di punto in meno rispetto al 2011.

Il tasso di disoccupazione, al 9,6% a gennaio 2012, ha toccato l’11,5% a marzo di quest’anno, anche in ragione della consistente riduzione dell’inattività. Cresce di ben sei punti percentuali il tasso di disoccupazione giovanile. Un altro segnale di criticità viene dal tasso di disoccupazione di lunga durata che sale di 1,2 punti. A questi andamenti si accompagna una diminuzione del tasso di inattività. Nel Mezzogiorno la crescita della disoccupazione è stata particolarmente marcata: il tasso di disoccupazione è cresciuto di 3,6 punti percentuali fino a raggiungere il 17,2%.

Per ulteriori info: Rapporto Annuale 2013

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