Il made in Italy di Farinetti parla rumeno

Per la ristrutturazione dell'ex teatro Smeraldo, Eataly si è affidata alla “Costruzioni europee” di Perugia, la quale a sua volta ne avrebbe subappaltato una parte a una ditta romena. Abbiamo bisogno di tutti questi megastore di gastronomia?

Oscar FarinettiMartedì 18 marzo in piazza XXV Aprile a Milano, nell’edificio che ospitava il teatro Smeraldo, aprirà Eataly. Per chi non lo sapesse, Eataly è una catena alimentare di punti vendita di medie e grandi dimensioni fondata da Oscar Farinetti, già proprietario di Unieuro. Il punto vendita del capoluogo lombardo sarà il 25esimo Eataly in Italia e nel mondo.

Eataly al posto del teatro Smeraldo. E’ proprio un paese che pensa solo a magnare”. Questo è stato il primo commento quando ho letto la notizia di questo nuovo store di Farinetti. Mi chiedo: abbiamo bisogno di tutti questi megastore di gastronomia? La risposta è no. A meno che non vogliono farci diventare tutti grassi per impinguare le casse delle case farmaceutiche e aumentare le iscrizioni in palestra. “Ma crea lavoro”. Questa è la risposta che mi danno molti “prolet”. Ma che tipo di contratto viene offerto? I media non riportano nulla. Ho dovuto fare una ricerca per trovare un articolo di fine 2013 pubblicato da “Libero”. Il signor Farinetti offre 800 euro netti al mese per 40 ore settimanali. E quello che Eataly Milanohanno in mano i dipendenti non è un contratto a tempo indeterminato.

Libero Quotidiano” scrive: “La prassi è questa: si lascia il curriculum alle casse, ti chiamano dopo una settimana e se hai esperienza di ristorazione ti offrono un periodo(sette giorni) di prova. Se la superi ti fanno un mese di contratto alla scadenza del quale te lo rinnovano di altri due. E così via. Niente contratti a tempo indeterminato. Anche la precarietà è un made in Italy”. Il problema è che anche il made in Italy sembra non “originale”. Nelle pagine economiche del “Corriere della Sera” di ieri(15 marzo) c’è scritto che per la ristrutturazione dell’ex teatro Smeraldo si è affidata alla “Costruzioni europee” di Perugia, la quale a sua volta ne avrebbe subappaltato una parte a una ditta romena, la “Cobetra Power di Suceatra”, in Romania. Capitale sociale dichiarato: 500 ron, che equivalgono a circa 110,2 euro.

Il Giornale” scrive: “Dei 25 lavoratori edili che fanno capo a Cobetra e si sono occupati di demolire e ricostruire l’interno dell’ex teatro, come si legge sui contratti trasmessi alla Cassa edile, 23 sono ‘operai non specializzati in costruzioni’, uno solo è esperto in restauri. C’è poi un addetto che nel 2012 ha firmato la ‘promozione’ da amministratore della società a ‘operaio non specializzato’. La legge europea recepita anche in Italia stabilisce che i lavoratori romeni in distacco debbano avere una busta paga non inferiore ai minimi contrattuali italiani. Ma è quello che la Cisl definisce un grande buco nero. Perché dietro al sistema dei distacchi si nascondono forme di sfruttamento, ed è quasi impossibile che gli operai stranieri facciano denuncia, c’è un’omertà assoluta”. I 25 rumeni prendono tra i 2,75 e i 4,4 euro all’ora.

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