Le industrie a caccia di anidride carbonica

Il 7 maggio 2012 in Norvegia è stato inaugurato il più grande impianto per la cattura del diossido di carbonio attraverso un procedimento noto come CCS(Carbon Capture and Storage). Nel 2011 un impianto simile è stato inaugurato a Brindisi.

Impianto cattura CO2 a BrindisiLe emissioni di CO2 sono uno dei problemi più gravi per l’ambiente della nostra Terra. La migliore soluzione sarebbe quella di ridurre la loro produzione alla fonte. C’è però anche un altro modo per ridurre l’inquinamento del nostro pianeta: neutralizzare l’impatto del gas emesso sugli equilibri chimici dell’atmosfera.

Il 7 maggio 2012 in Norvegia è stato inaugurato il più grande impianto per la cattura del diossido di carbonio attraverso un procedimento noto come CCS(Carbon Capture and Storage) che prevede tre fasi: dopo essere stato catturato, il gas viene incanalato e quindi bloccato sottoterra, dove verrà intrappolato all’interno delle rocce. L’efficacia della tecnologia impiegata è provata, ma per ottenere il risultato prefissato dalla comunità internazionale, vale a dire il dimezzamento della quantità di CO2 prodotta dalle attività umane entro il 2050, sarà necessario potere contare su 100 di questi stabilimenti entro il 2020 e di 3.000 entro il 2050. Il problema è che, a tutt’oggi, ce ne sono solo otto.

Nel marzo 2011 un impianto per la cattura della CO2 è stato inaugurato a Brindisi. Permette di trattare 10 mila metri cubi l’ora di fumi provenienti dalla centrale a carbone da 2.640 MW “Federico II” per separare 2,5 tonnellate l’ora di anidride carbonica(CO2), fino a raggiungere un massimo di 8 mila tonnellate l’anno. La stessa quantità di CO2 assorbita da circa 800 mila alberi, ovvero una foresta di dieci chilometri quadrati.

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