Il bollino per i siti internet

La privacy su Facebook è in pericolo? Nel dicembre del 2009 il ministro dell’Interno Roberto Maroni fece una vera e propria crociata contro i social network. All’improvviso Facebook e affini erano diventati il problema più grave dell’Italia.

Martedì scorso(11 maggio), il governo ha presentato una bozza agli operatori telefonici e agli internet provider per regolamentare i siti web. Si tratta di “un codice di autodisciplina a tutela della dignità della persona sulla rete internet per selezionare già in partenza i contenuti non conformi al codice etico sul web”.

Con questa nuova regolamentazione il governo vuole “sostituirsi” ai genitori imponendo ciò che le nuove generazioni(e non solo) devono leggere sul web. Per questo motivo verrà introdotto “Internet mi fido”, un marchio di qualità sui siti internet che “può costituire una garanzia di rispetto dei principi fondamentali della libertà d'espressione e d'informazione contro l'uso malevolo delle informazioni e dei contenuti diffusi attraverso la rete”.

I siti e i provider che aderiranno al progetto saranno obbligati a rimuovere i contenuti illeciti, ovvero “quelli che incitano all'odio, alla violenza, alla discriminazione, ad atti di terrorismo, o che offendono la dignità della persona, o costituiscano una minaccia per l'ordine pubblico”. Una cosa non mi torna, con quale criterio si decideranno i siti idonei?

Prendiamo come esempio due blog, “Odio Studio Aperto” e “Odio Mediaset”. Questi due blog narrano le nefandezze trasmesse da Studio Aperto e Mediaset. Mi chiedo, verranno oscurati perché nel titolo c’è la parola “Odio”?

Ritornando al documento presentato dal governo, gli access provider devono impegnarsi anche per assicurare una tempestiva collaborazione con le autorità giudiziarie e le forze di polizia. Non so voi, ma quest’ultimo obbligo sembra quasi una “leggina” per favorire le case discografiche nella lotta al P2P. Non bastasse ciò, nasce anche la figura di un referente(chi lo paga?) che opererà come punto di contatto con le istituzioni, le autorità giudiziarie e la polizia.

Nella bufera “pro privacy” è finita anche “I like”(o “Mi piace”), la nuova funzione introdotta da Facebook che permette ai lettori di segnalare tutto quello che amano online. Secondo qualcuno, il il rischio è che la mole di informazioni detenuta da Facebook e di fatto messa a disposizione di altri siti web, venga utilizzata senza autorizzazione dalle aziende a scopi pubblicitari e non solo.

Cosa giusta, allora mi chiedo perché la stessa “lotta” non viene fatta anche alle società di call center, che ogni giorno rompono le scatole con telefonate inopportune. In questo caso si tratta di privacy di serie B?

Credits: Il Sole 24 Ore.

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