Censis: 17,32 milioni a rischio povertà
Matteo Renzi e i suoi seguaci hanno portato una ventata di ottimismo all’Italia. Peccato che i dati reali diano una situazione drammatica del nostro Paese. Dal 2007 fino a tutto il 2013 l’occupazione si è mossa verso il basso toccando il minimo di 22,2 milioni di occupati, e solo il 2014 ha segnato una inversione di tendenza con circa 88 mila nuovi occupati. Ma non basta.
In Italia negli anni della crisi si è avuto un incremento delle persone a rischio di povertà o di esclusione sociale da 15.099.000 a 17.326.000 con oltre 2,3 milioni di persone in più che sono entrate in territorio a rischio disagio, povertà, esclusione sociale. Questo è quello che viene fuori dalla ricerca “La composizione sociale dopo la crisi” realizzata dal Censis. L’Italia è al primo posto in questa “speciale” classifica davanti a Spagna, Regno Unito e Germania. Il rischio povertà nel nostro Paese è superiore anche al valore medio dell’UE. La situazione sarebbe più drammatica se non ci fossero gli aiuti dello Stato.
I trasferimenti sociali, infatti, tengono fuori dall’area del rischio di povertà quasi il 5,2% degli italiani: sono infatti il 24,4% degli italiani a rischio povertà prima dei trasferimenti sociali dello Stato e sono il 19% dopo l’erogazione di tali risorse. Nell’ultimo anno gli operai hanno avuto un taglio della spesa media familiare mensile del 6,9%, gli imprenditori del 3,9% e i dirigenti dell’1,9%. Il Censis scrive: “E’ pertanto indubbio che si è registrata una sorta di compressione verso il basso di persone che non hanno avuto più redditi o semplicemente si sono trovate ad affrontare spese crescenti con conseguente insostenibilità dei budget familiari”.
Commenti
Posta un commento