La quarta rivoluzione industriale mette a rischio 3 milioni di posti di lavoro in Italia

Nei prossimi 15 anni verranno meno 3 milioni di occupati nei settori tradizionali a causa dei Robot. Quali soluzioni adottare per salvare i posti di lavoro?

RobotLa quarta rivoluzione industriale rischia di mettere in crisi il mercato del lavoro. La concorrenza delle macchine, che lavorano di più e meglio di noi, è sempre più spietata. I Robot sanno usare le mani come gli uomini e hanno cervelli sempre più sofisticati. In Italia nei prossimi 15 anni verranno meno 3 milioni di occupati nei settori tradizionali, fino a 4,3 nello scenario più pessimista. E’ quanto emerge da un rapporto del Club Ambrosetti.

I posti più a rischio sono nella manifattura e nel commercio: perderanno rispettivamente 840 mila e 600 mila unità. Nel giro di 15 anni le attività immobiliari perderanno 300 mila addetti, agricoltura e pesca più di 200 mila. Perché i Robot sono più convenienti degli esseri umani? I vantaggi dei Robot sono infiniti. Mentre i costi degli operai continueranno a salire, quelli dei Robot si stabilizzeranno e, con l’aumentare della produzione, finiranno per diminuire. I Robot, diversamente dagli uomini, lavorano sul posto 24 ore al giorno. Non fanno mai sciopero, Posti di lavoro a rischio in Italianon chiedono la pensione, non si lamentano del caldo, delle esalazioni e dei pericoli creati dalla radioattività, non hanno un sindacato.

Oggi tutti i Paesi industrializzati si trovano davanti alla stessa scelta quando si tratta di tenere bassi i costi di produzione e di garantire servizi che la gente non vuole più fare: o importare lavoratori a basso costo da altri Paesi, creando così dei problemi sociali; o delocalizzare le fabbriche nei Paesi del Terzo Mondo, rinunciando a quell’importante accumulo di esperienza produttiva che garantisce sviluppo. La terza alternativa è il Robot. Cosa farà l’Italia? Il nostro Paese ha puntato sui migranti a basso costo, ma l’enorme disagio sociale sta facendo cambiare idea ai nostri inutili politicanti. Puntare sui Robot sarà quasi inevitabile.

Chi sarà colpito dalla quarta rivoluzione industriale?

La correlazione fra titolo di studio e rischio automazione parla chiaro: più la qualifica è bassa, più è alta la probabilità di restare disoccupati. Chi ha in tasca una specializzazione universitaria ha appena l’1% di probabilità di perdere il posto; al contrario, per chi non ha almeno una laurea il rischio sale al 17%: si tratta di 17 milioni di italiani. Il sociologo Domenico De Masi parla di questo pericolo ormai da diversi anni, ma non viene ascoltato da nessuno.

Chi comprerà i prodotti se la maggior parte degli umani sarà senza un lavoro?

Il modello economico e sociale sarà in crisi nel pianeta dei Robot. I consumatori diminuiranno con l’aumento della disoccupazione e la produzione fatta dai Robot potrebbe restare invenduta. Come risolvere il problema? Il programma “Presa Diretta” ha fatto un’attenta riflessione sulle contromisure necessarie per non fermare il progresso e trovare soluzioni praticabili per il futuro di tutti. Sapete cosa è uscito fuori? Una soluzione è il reddito minimo di base incondizionato. L’idea circola proprio nella Silicon Valley, proprio dove cresce l’intelligenza artificiale: si tratta di redistribuire la ricchezza, proprio quella delle startup innovative che oggi non creano più le migliaia di posti di lavoro come una volta. Il Club Ambrosetti, invece, propone di creare 210 mila posti di lavoro in cinque anni nei settori dell’alta tecnologia, scienze della vita e ricerca di base. Lo studio dice che per ogni nuovo posto in un settore avanzato se ne creano altri 2,1 nell’indotto: 40.000 posti l’anno nei settori chiave sono 3 milioni di occupati in 15 anni.

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