Wired: “Tagliare i fondi non uccide l’informazione”. Ha ragione?

Dal 2003 al 2012 le testate hanno ricevuto poco meno di 1,4 miliardi di euro. E' giusto abolire i contributi all'editoria?

GiornaliLa questione dei contributi all’editoria è uno dei temi più discussi degli ultimi anni. Sono utili? Molti giornalisti dicono che “servono a garantire il pluralismo e la libertà di espressione”. E’ vero? No. Le sovvenzioni vengono elargiti sempre alle stesse testate che con il passar del tempo creano una sorte di servilismo verso il regnante di turno.

Il Post” informa che esistono due tipi di finanziamento all’editoria: diretti e indiretti. I primi vengono elargiti alle imprese editoriali che sono organi di partito, periodici o quotidiani editi da fondazioni o cooperative di giornalisti, testate edite o diffuse all’estero e in regioni autonome. Ai contributi indiretti possono accedere tutte le testate, purché cartacee. Qualche giornalista sostiene che i sussidi sono stati aboliti. E’ vero? No. Per il 2012 la cifra di contributi pubblici all’editoria è stata di 120 milioni di euro. Tra qualche mese, sul sito del governo verranno rese  note le testate che hanno usufruito dei 137 milioni di euro stanziati nel 2013. Per il 2014 sono previsti 175 milioni di euro, mentre nel 2015 verranno stanziati 119 milioni di euro. Nel 2016 saranno 120 i milioni “regalati” dallo Stato all’editoria. Davide Mancino su “Wired” scrive: “Dal 2003 al 2012(ultimo anno per cui esistono informazioni) e solo come contributi diretti le testate hanno ricevuto poco meno di 1,4 miliardi di euro”.

A beneficiarne di più, negli anni 2003-2012 è “L’Unità”, che incassa 58 milioni di euro. Seguono “Avvenire”, “Il Manifesto”, “La Padania” e “Liberazione”. Lo Stato ha ridotto le sovvenzioni negli ultimi 6 anni ma i quotidiani non sono diminuiti: dai 57 del 2003 siamo passati a 65 del 2012. Sono calati invece settimanali(da 68 a 48) e mensili(da 170 a 109). Ci sono alcune testate(tipo “L’Unità”) che vendono sempre meno mentre altre hanno abbandonato il cartaceo per puntare sul web. Mancino scrive: “Il pluralismo diventa molto più facile, una volta eliminati gli alti costi della carta  a tutto vantaggio dei lettori”. Questo era vero fino ad un paio di anni fa, perché oggi la maggioranza delle persone “aspetta” che le notizie arrivino su Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg attua una politica discriminante(devi pagare per far arrivare le notizie agli iscritti della tua pagina) che nega la pluralità dell’informazione. Il web muore se affidiamo il controllo alle multinazionali.

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