Censis: Quotidiani in crisi, lettori preferiscono il web

La quota di italiani che fanno a meno dei mezzi a stampa nella propria dieta mediatica è salita al 47%. Lo rivela il Censis.

Donna legge un giornaleOggi in Italia si vende poco più della metà delle copie di quotidiani che si vendevano 25 anni fa. Dal 1990, anno del massimo storico delle vendite, con poco meno di 7 milioni di copie giornaliere, si è scesi sotto i 4 milioni. Questo è quello che emerge dal “48° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2014” del Censis. La quota di italiani che fanno a meno dei mezzi a stampa nella propria dieta mediatica è salita al 47%. Il 20,8% degli italiani legge i quotidiani online e il 34,3% i siti web di news.

Un cambiamento che comporta anche un cambio di paradigma anche all’interno delle redazioni giornalistiche. Si registrano flessioni nel numero dei giornalisti occupati in tutti i segmenti del settore editoriale. Nel 2013 il calo più pronunciato si è avuto nei periodici(-7,7%), poi nei quotidiani(-5,6%) e nelle agenzie di stampa(-3,9%). In media, il ridimensionamento della forza lavoro giornalistica è stato del 6,1% rispetto al 2012. Tra il 2009 e il 2013 il numero dei giornalisti fuoriusciti dall’editoria giornalistica è stato di 1.662 unità, di cui 887 nell’area dei quotidiani(-13,4%) e 638 in quella dei periodici(-19,4%). Tra il 2000 e il 2013 si è ridotto il lavoro dipendente(-1,6%) ed è cresciuto quello autonomo(+7,1%). Se nel 2000 il lavoro autonomo era svolto da poco più di 1 giornalista su 3, nel 2012 i giornalisti freelance sono diventati 3 su 5.

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