FMI: Meno sindacati uguale più iniquità sociale
Il calo di lavoratori iscritti ai sindacati spiega metà dell’aumento di 5 punti della concentrazione del reddito nel 10% più ricco della popolazione nei paesi avanzati tra 1980 e 2010. Lo dice uno studio di Florence Jaumotte e Carolina Osorio Buitron, economiste del Fondo Monetario Internazionale(FMI).
I risultati dello studio confermano che il declino della sindacalizzazione è fortemente associato con l’aumento della quota di reddito in mano ai ricchi, e che tale iniquità può portare a una crescita minore e meno sostenibile ed essere nociva per la società. Susanna Camusso, leader della CGIL, ha dichiarato: “Esce confermato lo straordinario bisogno di sindacato, non solo come elemento di regolazione e di tutela, ma come straordinario fattore di crescita, eguaglianza e salvaguardia materiale e di promozione dei diritti”. Per Annamaria Furlan(CISL), contrattazione e partecipazione sono elementi fondamentali per lo sviluppo e la coesione sociale. “L’FMI riconosce il ruolo positivo del sindacato per riequilibrare gli assetti sociali ed economici di un Paese”. Questo è quello che ha detto Carmelo Barbagallo(UIL).
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