Chef non trova lavapiatti per colpa del reddito di cittadinanza

Uno chef si lamenta di non riuscire a trovare lavapiatti disposti a lavorare per 900 euro al mese. La colpa sarebbe del reddito di cittadinanza.

Una lavapiattiHai una nuova attività? Vuoi farti un po’ di pubblicità senza pagare un centesimo? Chiama un giornale per avere visibilità mediatica. Basta che affermi di avere difficoltà a trovare personale che lavora per 900 euro mensili. In un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Dubbio”, lo chef Pietro Parisi dichiara di non trovare lavapiatti per il suo ristorante. La colpa sarebbe del reddito di cittadinanza. Una scusa già utilizzata dal sindaco di Gabicce e da un imprenditore di Napoli qualche settimana fa.

“Con il reddito di cittadinanza la gente che lavorava, la manovalanza, i lavapiatti, gli uomini delle pulizie, sono spariti. Se ne stanno a casa, lavorano solo nei week end, se gli va. Tanto guadagnano lo stesso”. Questo è quello che ha dichiarato il cuoco contadino che ha lasciato le cucine più esclusive per tornare alla sua terra, nel vesuviano. Siamo passati da “i giovani non vogliono fare lavori umili” a “la gente preferisce il sussidio del reddito di cittadinanza ad un lavoro”. Anche in questo caso però si capisce il motivo per cui lo chef non trova personale, basta leggere l’intervista. Il titolare del ristorante ha dichiarato: “Succede che chi guadagnava 900 euro al mese, lavando i piatti, facendo le pulizie, insomma gli uomini di fatica, la manovalanza che è la ricchezza di un ristorante perché senza di loro camerieri, cuochi e chef poco possono fare, ora se ne sta bellamente a casa. A’ cazzimma ormai la fa da padrona”. Prima la cazzimma ce l’avevano solo gli imprenditori, ora grazie al reddito di cittadinanza anche i lavoratori.

Lo chef fa intendere che lo stipendio della manovalanza è 900 euro al mese. Quante ore al giorno deve lavorare il lavapiatti? Questa è la domanda che doveva fare il giornalista allo chef contadino invece di ascoltare le sue parole in libertà. Alla fine dell’articolo c’è la “perla” finale: “Sono in ferie di cittadinanza perché il lavoro c’è, ora mancano i lavoratori. Le aziende di servizi, che hanno manovalanza, sono nelle stesse condizioni. Ma sto reddito di cittadinanza non dovrebbe durare in eterno”. Infatti non è eterno, eppure il giornalista che ha redatto l’articolo lo dovrebbe sapere come funziona il reddito di cittadinanza. Non è la prima volta che un quotidiano pubblica il piagnisteo di un imprenditore. Ci rendiamo conto a che punto basso è arrivata la stampa italiana? Invece di vergognarsi dei stipendi bassi percepiti dai lavoratori, affermano che il problema sono i 700 euro del reddito di cittadinanza. Il mondo all’incontrario.

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