Il salvataggio di Alitalia

Alitalia è in crisi per la quarta volta negli ultimi 11 anni. L'ennesimo salvataggio avverrà con 400 milioni di euro di soldi pubblici. Dal 1974 ad oggi Alitalia è costata ai contribuenti italiani 9 miliardi di euro. Intanto i commissari prendono compensi faraonici.

AlitaliaIl Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da “Alitalia - Società Aerea Italiana Spa” e “Alitalia Cityliner Spa”, entrambe in amministrazione straordinaria. Al fine di consentire l'espletamento, entro il 31 maggio 2020, delle procedure per il trasferimento dei complessi aziendali facenti capo al gruppo Alitalia si conferma nel 2019 il finanziamento a titolo oneroso di 400 milioni di euro già previsto da decreto fiscale. Lo Stato effettua l’ennesimo salvataggio di Alitalia con soldi pubblici.

Negli ultimi 11 anni è la quarta volta che Alitalia viene aiutata dai governi in carica. La prima volta nel 2008, quando Silvio Berlusconi regalò la parte sana della compagnia “agli amici degli amici” in nome dell’italianità. La bad company, indebitata per 3 miliardi di euro, finì a carico dei contribuenti. Nel 2014 avviene il secondo salvataggio di Alitalia sotto il governo Renzi. Nel 2019 è già la seconda volta che interviene lo Stato per tenere a galla l’ex compagnia di bandiera, la prima lo scorso febbraio. Alitalia perde circa 650 euro al minuto, in pratica circa un milioni di euro al giorno. A pagare sono i contribuenti. Uno studio dell’Area studi di Mediobanca del 2015, aveva calcolato in 7,4 miliardi di euro i costi diretti, per lo Stato e la collettività, originati dalla gestione Alitalia dal 1974 al 2014. Quella cifra ad oggi è salita a 9 miliardi di euro. In base al contratto, i tre commissari di Alitalia potrebbero incassare un compenso lordo di 10 milioni di euro in totale. Li stessi commissari avrebbero elargito un premio di un milione di euro ai 43 dirigenti di Alitalia per i risultati di gestione raggiunti.

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