Reddito di cittadinanza, 45,8% percettori lavoratori poveri
Il Reddito di cittadinanza ha rappresentato un’ancora di salvezza per 1,8 milioni di famiglie, ma va notato che circa il 45,8% dei percettori risultano occupati(552.666 standard e 279.290 precari) con impieghi tali da non consentir loro di emergere dal disagio e da costringerli a ricorrere al Reddito di cittadinanza per la sussistenza. Parliamo quasi un beneficiario su due. È quanto emerge dal policy brief dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche(INAPP).
Il problema in Italia non è il Reddito di cittadinanza, ma le paghe misere che molti “prenditori” danno ai propri dipendenti. Il presidente dell’INAPP, Sebastiano Fadda, ha dichiarato: “Basterebbe migliorare le condizioni retributive e lavorative di questi lavoratori per quasi dimezzare immediatamente l’attuale numero dei percettori del Reddito di cittadinanza”. Ai 1,8 milioni di famiglie beneficiarie si aggiungono circa 1,6 milioni di famiglie che intendono fare richiesta della misura di sostegno a breve e 1,4 milioni di nuclei la cui domanda non è stata accolta. Questo rapporto conferma che c’è la necessità di osservare il mercato del lavoro ben oltre il semplice aspetto del numero degli occupati per spingere analisi e interventi sul tema della qualità del lavoro, delle retribuzioni, della produttività, e della riduzione della precarietà.
La debolezza del mercato del lavoro in Italia è confermata anche dai motivi addotti per il rifiuto delle proposte di lavoro pervenute ai beneficiari del Reddito di cittadinanza. Il 53,6% indica l’attività non in linea con le competenze possedute, il 24,5% attività non in linea con il proprio titolo di studio, l’11,9% lamenta una retribuzione troppo bassa. Solo il 7,9% indica la necessità di spostarsi come causa prevalente del rifiuto. Il rifiuto per circa il 78% dei rispondenti beneficiari di Reddito di cittadinanza è attribuito alla modesta qualità delle proposte ricevute. Solo il 40% ha sottoscritto il Patto per il Lavoro, e solo alla metà di questi è stata avanzata una proposta di lavoro. Tra coloro che sono stati contattati dai Comuni, solo il 30% ha sottoscritto un patto per l’inclusione sociale, e tra questi solo il 20% ha partecipato a Progetti di Utilità Collettivà(PUC).
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