Guerra Ucraina costata 90 miliardi per grano

Tre mesi di guerra in Ucraina sono già costati oltre 90 miliardi di dollari per l’aumento dei prezzi del grano. Questo il bilancio della Coldiretti.

Produzione di granoTre mesi di guerra in Ucraina sono già costati oltre 90 miliardi di dollari, a livello globale, solo per l’aumento dei prezzi del grano, saliti del 36%. Questo il bilancio della Coldiretti sull’impatto dell’aumento delle quotazioni su valore della produzione mondiale al Chicago Board of Trade, in occasione dell’apertura di Davos, il World Economic Forum.

Le quotazioni del grano oscillano intorno ai 12 dollari per bushel(27,2 kg), causando inflazione nei Paesi ricchi, carestia e rischi di rivolte in quelli poveri. 53 i Paesi a rischio alimentare secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite(Onu). La produzione mondiale del grano per il 2022/23 è in calo a 769 milioni, per effetto anche della riduzione negli Stati Uniti(46,8 milioni), in India(105 milioni) e Ucraina dove il raccolto è stimato pari a 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione mentre in controtendenza sale il raccolto in Russia. Il calo della produzione di grano può sconvolgere gli equilibri mondiali, con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che comprano oltre il 60% del grano da Ucraina e Russia. A rischio anche Libano, Tunisia, Yemen, Libia e Pakistan, altri Paesi fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi.

Per l’Unione Europea il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per il mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per il grano tenero destinato alla panificazione. L’ emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti. Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha dichiarato: “L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati”.

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