Perché l’Italia non vende le frequenze?

L'Italia non vende le frequenze Da alcuni mesi nel nostro paese sta avvenendo il passaggio graduale alla tecnologia digitale per la trasmissione dei segnali televisivi.

Questa nuova(?) tecnologia permette di comprimere i dati, riducendo la banda di frequenze utilizzate per la trasmissione. Tradotto, significa che su una frequenza occupato da un canale analogico è possibile trasmettere 5 canali digitali.

Il passaggio al digitale libererà alcune frequenze televisive. Come già scritto un paio di mesi fa, in altre nazioni è stata indetta un’asta pubblica per l’attribuzione delle frequenze liberate. Negli Stati Uniti le frequenze se le sono aggiudicate grandi e piccoli operatori telefonici. Lo stato ha incassato 19,6 miliardi di dollari. In Germania l’asta si è conclusa nel maggio scorso con un incasso di 4,38 miliardi di euro.

In Italia il governo Berlusconi preferisce “regalare” le frequenze alle televisioni incassando solo l’1% del fatturato annuo degli operatori. Ma dietro questa “operazione” c’è un progetto ben chiaro per tenere a galla l’azienda Mediaset Premium.

Nei prossimi mesi le TV a pagamento faranno una lotta serratissima sull’offerta televisiva ad alta definizione. La tecnologia digitale terrestre ha uno svantaggio rispetto alla tecnologia satellitare, per poter trasmettere un canale HD bisogna occupare la banda di 10 canali. Quindi Mediaset ha bisogno di nuove frequenze per poter contrastare l’offerta Sky.

La cosa strana(ma anche comica) di tutta questa vicenda è che le frequenze verranno assegnata dal Ministero per lo Sviluppo Economico guidato ad interim dallo stesso Berlusconi. In tutto questo, gli unici a rimettere saranno gli italiani, che vedranno svanire dai 3 ai 4 miliardi di euro e resteranno in serie B per quanto riguarda la banda larga.

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