Brancaccio: Non vendiamo gli asset strategici

E' partito il piano svendita dei beni pubblici italiani. Attenzione c'è il rischio di diventare ancora più poveri. Lo spiega l'economista Emiliano Brancaccio. Guarda il video.

Emiliano BrancaccioDa un po’ di tempo si parla esclusivamente della riduzione del debito pubblico. Ieri(8 agosto) è spuntato il piano della Fondazione Astrid per ridurre il debito di 328 miliardi di euro in 10 anni. Lo studio è firmato tra gli altri da Giuliano Amato e Franco Bassanini. Ma ci conviene vendere i beni pubblici? Di questo e altro si è discusso ad “Omnibus”.

Emiliano Brancaccio ha spiegato che ridurre il debito pubblico non è la soluzione per uscire dalla crisi. L’economista ha dichiarato “Ammettiamo pure che si possa pervenire ad un abbattimento del debito pubblico nell’ordine di 400 miliardi di euro, come viene sostenuto da Alfano. Basta fare due conti per rendersi conto che pagando un tasso di interesse medio sul debito pubblico di 4-4,5% si ottiene un risparmio di spese sugli interessi annuale che si aggira intorno ai 15-16 miliardi di euro, meno di un punto percentuale di PIL”.

Il professore ha aggiunto “Con un piano di dismissioni così massiccia si ottiene un risultato piuttosto modesto sul bilancio pubblico. Non solo, c’è il rischio che si vendano anche gli asset strategici(Enel, Eni, Finmeccanica, etc...) perché sono più facilmente vendibili. Attenzione, c’è il rischio di andare in perdita. Prendiamo come esempio Enel: Enel eroga allo Stato(azionista) utili che sono superiori ai tassi di interesse che lo Stato paga per il debito pubblico”. In studio scoppia un putiferio. Per la cronaca, Alfano(PDL) è favorevole alla vendita degli asset strategici. Tornando a Brancaccio, l’economista afferma che la Germania non ha paura della fine dell’euro, ma che salti il mercato unico europeo.

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