Istat: Italia sempre più povera e vecchia

L'Italia è tra i paesi più vecchi d'Europa, seconda solo alla Germania. 6,5 milioni di persone “sognano” un lavoro. E' quanto emerge dal rapporto “Annuario statistico italiano 2016”.

Sognare un lavoroOggi(29 dicembre) l’Istat ha presentato il rapporto “Annuario statistico italiano 2016”, che riepiloga la situazione del 2015. Esce fuori un quadro desolante per la nostra nazione. L’Italia è un Paese sempre più vecchio e con 6,5 milioni di persone che “sognano” un lavoro. Questa cifra esce fuori sommando ai disoccupati le forze di lavoro potenziali. La forza lavoro è rappresentata da persone che non cercano lavoro ma sarebbero pronte ad accettarlo.

Il tasso di disoccupazione è comunque sceso per la prima volta dal 2008 dall’12,7% all’11,9%. Il numero complessivo dei disoccupati si attesta pertanto a poco più di 3 milioni. La riduzione del tasso di disoccupazione è diffusa sul territorio, ma è più accentuata nel Mezzogiorno(-1,3%), dove l’indicatore scende al 19,4%. Il valore rimane comunque uno dei più elevati nella UE, dopo quello di Grecia e Spagna. Il tasso di inattività della popolazione tra 15 e 64 anni si attesta nel 2015 al 36%, un valore decisamente più elevato di quello medio della UE(27,5%). Nel complesso le forze lavoro potenziali 15-64 anni ammontano a 3.554.000 unità; l’incidenza delle forze lavoro potenziali sul totale degli inattivi della stessa classe di età(25,3% in media) è particolarmente elevata nel Mezzogiorno, dove arriva al 34,4%.

Nel 2015 gli occupati aumentano di 186 mila unità, portando il tasso di occupazione per la popolazione di 15-64 anni al 56,3%, molto inferiore al dato UE(65,6%). Ad aumentare sono i dipendenti(+1,2%) mentre diminuiscono gli indipendenti(0,4%). C'è un solo settore in cui i valori di oggi hanno superato quelli pre-crisi: i servizi, dove si è concentrata quasi tutta la crescita di impiego. I divari territoriali restano molto accentuati: se nel Centro-Nord il tasso di occupazione 15-64 anni supera il 60%(un valore non troppo distante dalla media della UE) nel Mezzogiorno gli occupati di 15-64 anni sono poco più di quattro su dieci. Tuttavia, il numero degli occupati rimane inferiore ai livelli pre-crisi del 2008 di 626 mila unità(-2,7%).

Al 31 dicembre 2015, la popolazione residente in Italia è di 60.665.551 persone, oltre 130 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. La differenza fra le nascite e le morti si conferma negativa(-161.791), mentre quella fra le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche, sebbene positiva(+31.730), riesce solo in minima parte a contenere il declino della popolazione. Anche il saldo con l’estero è positivo(+133.123), ma in diminuzione rispetto al 2014. Al 1° gennaio 2016 la componente straniera della popolazione cresce, portandosi all’8,3% del totale dei residenti. Nel corso del 2015 prosegue il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2014 erano 502.596, nel 2015 passano a 485.780. La fecondità delle donne passa da 1,39 figli in media nel 2013 a 1,37 nel 2014.

Nel 2015 il numero dei decessi cresce e raggiunge le 647.57 unità, 49.207 in più rispetto al 2014. Il quoziente di mortalità, a sua volta, passa dal 9,8 al 10,7 per mille. La speranza di vita alla nascita(vita media), dopo anni di crescita costante, nel 2015 subisce una battuta d’arresto, passando da 80,3 anni a 80,1 anni per i maschi e da 85,0 a 84,7 per le femmine. L’indice di vecchiaia dell’Italia è 161,4 anziani ogni 100 giovani, ancora in crescita rispetto all’anno precedente(157,7%). Siamo secondi solo alla Germania. Il Nord-ovest, con il 173,2%, è la ripartizione più anziana, contro il Sud che, con 140,4 anziani ogni cento giovani, è la ripartizione dove il rapporto fra vecchi e giovani è più favorevole. A livello regionale la situazione rimane inalterata rispetto agli anni precedenti: agli estremi ci sono sempre Liguria(246,5%) e Campania(117,3%).

Nel 2015 la spesa media di un nucleo italiano è salita leggermente, a 2.499,37 euro, mentre la percentuale di quelli che hanno dovuto limitare la quantità o la qualità di acquisti alimentari si è ridotta dal 58,7 al 53,8%. Le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1.582.000, per un totale di 4.598.000 persone(il 7,6% della popolazione residente). Di questi, oltre due milioni risiedono nel Mezzogiorno (10% della popolazione della ripartizione) e due milioni e 277 mila sono donne(7,3% delle donne in Italia). Rispetto al 2014, l’incidenza aumenta tra le famiglie di soli stranieri(dal 23,4% al 28,3%), in particolare nel Nord(dal 24% al 32,1%) e tra le famiglie con 4 componenti(da 6,7% a 9,5%). L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (10,9%), pari a oltre un milione e centomila ragazzi; si attesta al 9,9% fra le persone di età compresa fra i 18 e i 34 anni e raggiunge il suo minimo fra gli ultra sessantaquattrenni(4,1%).

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