Banche venete verso liquidazione coatta

Intesa Sanpaolo ha presentato un'offerta di un euro per rilevare la parte sana di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. A rimetterci sarà il contribuente.

Banche veneteIn Italia la politica pensa solo a salvare le banche. Dopo il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, ora i contribuenti italiani devono rimetterci pure con Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Il gruppo Intesa Sanpaolo ha presentato un’offerta di un euro per rilevare le good bank delle banche venete. Cosa significa?

L’offerta prevede solo l’acquisto degli asset di Veneto Banca e Popolare di Vicenza ed esclude i Non Performing Loans(NPL) e le cause legali a carico dei due istituti bancari. Cosa sono gli NPL? Sono tutti quei prestiti che per un motivo o per un altro non sono andati a buon fine. A quanto ammontano? I crediti deteriorati sono 10 miliardi di euro. Il buco delle due banche venete finirà nei conti pubblici, il che significa che a rimetterci saranno come al solito i contribuenti attraverso le tasse o l’aumento delle spese gestionali del conto corrente. Il Governo Gentiloni studia un decreto in attesa del via libera da Bruxelles per l’operazione Intesa San Paolo. Sarà un decreto per salvare occupazione, territori e imprese. Salvare tutte queste cose insieme costerà caro: in tutto tra i 12 e 13 miliardi di euro, più dell’ultimo intervento a favore del Monte dei Paschi. Il conto finale a carico dello Stato potrebbe oscillare fra gli 8 e i 9 miliardi di euro.

Chi sono i debitori delle due banche venete?

Tra i debitori insolventi che hanno contribuito ad aprire il buco nelle finanze di Veneto Banca, spiccano i 78 milioni di euro sborsati all’immobiliarista bolognese vicino alle Coop Vittorio Casale. Altri 50 milioni sarebbero stati concessi all’impresa Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, società debitrice peraltro anche con la Popolare di Vicenza. Somme importanti che non sono mai tornate indietro sono anche quelle andate ai cementifici Federici e alle finanziarie dei fratelli Landi(crac Eutelia). Vanno citati anche l’ex socio di Finint, la finanziaria che controlla la Save, Andrea De Vido, il quale deve a un pool di banche, con Veneto Banca in primis, circa 70 milioni di euro. Il senatore Denis Verdini pare abbia invece ottenuto 7,2 milioni di euro per ottenere finanziamenti per le sue società editoriali. Capito? I ricchi ottengono i prestiti e i contribuenti pagano il loro debito. E’ il comunismo 2.0.

Commenti