Nonostante l’affare del vaccino la Novartis licenzia

Novartis Nel aprile del 2009, quando ci furono i primi casi dell’influenza suina, sembrava quasi che la popolazione del pianeta fosse destinata a subire una pandemia catastrofica. Ad impaurire la gente ci hanno pensato i media, i quali ogni giorno ci raccontavano di persone decedute con il virus H1N1.

Il 21 agosto 2009 l’amministratore delegato di Novartis, Francesco Gulli, riusciva a concludere un “affare d’oro” con il direttore generale del ministero, Fabrizio Oleari. L’affare in questione è il contratto tra la casa farmaceutica svizzera e il governo italiano per fronteggiare l’eventuale pandemia del virus H1N1 con un vaccino.

Nei giorni scorsi, la Corte dei Conti ha giudicato il contratto troppo vantaggioso per la casa farmaceutica. Nello specifico, la Novartis ha incassato 184 milioni di euro per 24 milioni di dosi di vaccino. Ad oggi, il numero di dosi somministrate in Italia sono 900 mila. Il resto delle dosi riempiono i magazzini nelle varie ASL italiane.

Tra le tante clausole del contratto favorevoli a Novartis, c’è quella che prevede la possibilità del mancato rispetto delle date di consegna del prodotto senza l’applicazione di alcuna penale. Inoltre, nel caso in cui il vaccino non possa essere consegnato per mancato ottenimento dell'autorizzazione all'immissione al commercio e di prove cliniche positive, la Novartis avrebbe preteso dallo Stato 24.080.000 euro come risarcimento.

Ma la cosa più scandalosa ve l’ho lasciata per ultima. Nell’articolo 4.6, si evince che la Novartis non si assume responsabilità se il vaccino è dannoso. In altre parole è lo Stato che pagherà eventuali richiesta di risarcimento da parte dei vaccinati che hanno avuto degli effetti collaterali.

Nonostante il contratto vantaggioso e un fatturato record, la Novartis annuncia licenziamenti nello stabilimento di Siena. Che dire, oltre al danno anche la beffa.

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