L’economia nascosta del lavoro nero

Il lavoro nero L’Italia è un paese dove pullulano tanti evasori. I “furbi” sono un po' dappertutto e rappresentano tutta la società. Questa si che è vera democrazia.

Se non ci fossero gli evasori fiscali, noi altri pagheremmo meno tasse e soprattutto non ci sarebbe il debito pubblico alle stelle. Alcuni imprenditori per pagare meno tasse fanno lavorare i propri dipendenti senza un contratto regolare. Il cosiddetto “lavoro nero” non è un fenomeno limitato solo al Sud.

Nei giorni scorsi la “Cgia” di Mestre ha fatto uno studio sull'evasione fiscale IRPEF riconducibile ai lavoratori in nero presenti in Italia. Secondo una stima fatta dall’Istat gli occupati irregolari sono quasi 3 milioni. Il lavoro sommerso produce un valore aggiunto tra i 226,5 e 249,9 miliardi di euro con un incidenza sul PIL tra il 16,1% e il 17,8%.

La regione in cui ci sono più lavoratori in nero è la Lombardia con quasi 400 mila unità. In questa speciale classifica, la Campania si piazza al secondo posto con 313 mila occupati irregolari. Le imposte evase sono complessivamente di 10,8 miliardi di euro all’anno. La regione in cui si registra l'importo più importante in termini assoluti di imposta evasa è la Lombardia con 1,94 miliardi di euro. Segue il Lazio(1,29 miliardi di euro) e la Campania(885 milioni di euro).

Le maggiori irregolarità fiscale si riscontrano nel Mezzogiorno. La Calabria guida la classifica con un'incidenza percentuale dell'imponibile IRPEF evaso sull'imponibile dichiarato, pari al 14,8%. Seguono la Sardegna con l'11,3%, il Molise con l'11,1%, la Basilicata con il 10,9% per cento e la Campania con il 10,2%.

Negli ultimi anni alcuni imprenditori si sono fatti più furbi. Il lavoratore viene regolarizzato con un contratto part-time. Part-time però solo sulla carta, perché il “poveraccio” continuerà a lavorare come se avesse un contratto full-time con ore di straordinario incluse ma non retribuite. Questa è l’Italia….

Credits: Cgia Mestre.

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