Facebook consegna i nostri dati alla polizia?

Accordo tra Facebook e polizia postaleNel 2008 il social network Facebook ha iniziato ad avere successo anche in Italia. Non tutti però ci sono “cascati”. Molti hanno preferito non seguire questa “moda” perché nutrivano forti dubbi riguardo la privacy. Non a caso, Facebook è stato sempre considerato l’anagrafe della CIA.

Il sottoscritto nutriva forti dubbi sull’utilità di Facebook. L’opinione è cambiata quando ho creato il mio profilo. Dopo un paio di giorni di “prova”, ho capito subito che questo social network poteva essere un ottimo strumento per fare marketing(di qualsiasi cosa “legale”). La questione privacy è sempre rimasta un mistero. Il problema riguarda soprattutto coloro che scrivono tutte le cose delle propria vita su Facebook. Ma poi, a chi può fregare?

Ieri(28 ottobre), su quasi tutti i media si è parlato di un articolo pubblicato da “L’espresso”, in cui viene menzionato un patto segreto, siglato due settimane fa, tra il social network e la polizia postale italiana. Questo accordo permetterà agli investigatori di acquisire i dati di 17 milioni di italiani iscritti su Facebook e altri social network. Nell’articolo c’è scritto che non ci sarà bisogno di nessun richiesta alla magistratura per fare i controlli. E’ così?

Antonio Apruzzese, direttore centrale della Polizia Postale, ha dichiarato “Figuriamoci se la polizia si mette a spiare i navigatori di Facebook. Quando la polizia postale o altri organi(carabinieri, GdF ecc ecc.) nel condurre una indagine si dovessero trovare ad intercettare comunicazioni su Facebook, ci muoviamo sempre con l’autorizzazione della magistratura. Anche perché nel caso contrario tutto ciò che si fa non avrebbe alcun valore processuale. Anzi se violassimo la rete senza autorizzazione della magistratura commetteremmo un reato penale”. La domanda sorge spontanea, per quali reati la magistratura può autorizzare i controlli su Facebook?

Il mistero viene svelato dallo stesso Apruzzese. Il direttore centrale della Polizia Postale ha detto “Sono i reati ammessi dalla legislazione anglosassone: quelli contro la persona, il patrimonio, i suicidi, gli omicidi e la criminalità organizzata. Perché velocizzare queste procedure? Figuriamoci se qualcuno su Facebook annuncia che si vuole uccidere, che facciamo, avviamo tutte le pratiche delle convenzioni internazionali? Stesso discorso vale per omicidi e gli altri reati per i quali si è raggiunto l’accordo. Il tutto, ovviamente, con l’autorizzazione del magistrato”.

Nell’articolo de “L’Espresso” viene menzionato un particolare che dovrebbe far stare in guardia un po' tutti. Sicuramente molti di voi avranno notato i tanti profili “vuoti” di donne mozzafiato presenti su Facebook. Fino ad oggi sapevamo che dietro a questi profili c’era no delle persone che volevano fare business(vendendo il profilo dopo un certo numero di amicizie). Ora si scopre che dietro potrebbe esserci anche un carabiniere o un poliziotto che sta facendo un’indagine.

Da tutto questa storia emerge una sola cosa. Gli italiani creano sempre contraddizioni. Abbiamo manifestato per non limitare le intercettazioni telefoniche, però poi non vogliamo essere spiati su Facebook. C’è qualcosa che non quadra. Così si da ragione a Berlusconi…

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