La Mafia non ha mai strangolato nessuno. La spiegazione di Grillo

"Mafioso mi mancava. Avanti, sparate le ultime cartucce". Beppe Grillo ribatte così nel suo blog alle critiche per le sue affermazioni di ieri a Palermo su mafia e partiti.

Beppe GrilloIeri(29 aprile) Beppe Grillo ha fatto tappa a Palermo per la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle. Il comico genovese ha fatto una dichiarazione choc sulla mafia, che è stata ampliata in modo eccessivo dai soliti media e dai servi della COL.

Grillo ha dichiarato “La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente, la mafia prende il pizzo al 10%. Qui siamo nella mafia che ha preso un’altra dimensione, strangola la propria vittima”. Il comico genovese ha pronunciato queste parole alla vigilia del trentennale dell’assassinio di Pio La Torre. Nulla da dire. E’ stata una gaffe. La cosa ha scatenato un putiferio. La COL ha preso la palla al balzo per screditare il leader del Movimento 5 Stelle. Tutto ad un tratto Grillo sembra diventato il responsabile di tutti i crimini fatti dalla mafia in passato. Il problema è che la mafia esiste perché abbiamo una classe politica inefficiente e in alcuni casi collusa con la stessa mafia.

Come prevedibile, oggi(30 aprile) Grillo ha rilasciato una nota sul suo blog per spiegare le sue dichiarazioni. Il comico genovese ha scritto: “La mafia ha tutto l’interesse a mantenere in vita le sue vittime. Le sfrutta, le umilia, le spreme, ma le uccide solo se è necessario per ribadire il suo dominio nel territorio. Senza vittime, senza pizzo e senza corruzione come farebbe infatti a prosperare? La finanza internazionale non si fa di questi problemi. Le sue vittime, gli Stati, possono deperire e anche morire. Gli imprenditori possono suicidarsi come in Grecia e in Italia. Spolpato uno Stato si spostano nel successivo. Questo è il senso delle mie parole di ieri a Palermo. Honi soit qui mal y pense”.

Commenti

  1. SICILIANITA’

    La sicilianità è l’essere ovattati dentro ad un silenzio tanto strano,

    dopo essere stati alla sequela di tanti tendendo sempre la mano.

    E’ lo stanco protendersi verso orizzonti nuovi ed ambiti

    che vengono scoperti,amati e desiderati con occhi sbalorditi.

    La sicilianità è un foglio bianco che rimane in lunga attesa,

    che la penna sospesa vi scriva finalmente una storia coesa.

    E’ lo spasimo di un animo anelante, che cerca nel suo passato

    la via, la ragione e l’essenza dell’essere un poco spaesato.

    A volte è anche il silenzio cupo, terribile e sconosciuto

    di un palpito di vita nuova che non si è mai compiuto.

    E’ una rivoluzione iniziata e mai davvero terminata,

    che attende per l’epilogo il tocco magico di una fata.

    E’ il morbo assurdo ed atavico di una violenza inaudita

    che scoppia improvvisamente bruciando anche la vita.

    E’ il genio che si eleva sulla mediocrità vile e saccente,

    è l’espresione alta e mirabile del geniale parto della mente.

    E’ la mafiosità descritta, latente ed a volte misconosciuta

    di chi la respira continuamente come se mai l’avesse avuta.

    E’ la ricerca continua della propria intima convinzione

    che si chiude con la morte prima di aver compiuto l’azione.

    E’ il servilismo atavico delle nostre vecchie generazioni

    che correvano felici seguendo i vari e colorati gonfaloni.

    E’ il rifiuto della storia cancellata dalla propria mente

    con lo spirito proteso alla ricerca di chi si è veramente.

    E’ l’egoismo e l’orgoglio portato alla massima esagerazione,

    ignorando i vati ed i martiri di una nuova e nobile concezione.

    E’ il dramma consumato di una storia di emigrazione,

    sentendosi partecipi sempre di un’altra nuova nazione.

    E’ l’apprendista stregone che agisce sempre indisturbato

    finchè giunge il mago a dar ordine a ciò che si è turbato.

    E’ l’impotenza manifesta di fronte alle vili vessazioni,

    illudendosi di cambiare tutto con i vespri ed i forconi.

    E’ il non essere la continua, tragica e letale sua malattia

    che distrugge ogni pensiero e progetto come una utopia.

    E’ lo Stato che non è mai stato se non la disperazione

    con l’impossibilità di compiere ogni sua nobile azione.

    E’ una autonomia servile dispotica ed arrogante

    servita a soddisfare la clientela avida ed anelante.

    E’ un feto in formazione nel grembo di una mamma

    o lo stoppino consumato dello spegnersi di una fiamma.

    Queste sono le vere sensazioni dell’essere siciliano,

    con le notevoli varianti che necessitano di una mano.

    Soltanto la memoria, che non è una medicina astratta,

    può rendere questa terra virtuale una realtà compatta !

    Vittorio Banda
    Caltanissetta 05.05.2012

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