La fuffa di Renzi sul Jobs Act: Rottamati articolo 18 e Co.Co.Co

Il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente il decreto attuativo del Jobs Act. Il mercato del lavoro italiano è tornato indietro di 50 anni?

Matteo Renzi saluta una lavoratriceIl modello lavorativo cinese entra ufficialmente in vigore in Italia. Ieri(20 febbraio), il Consiglio dei Ministri n.51 ha approvato definitivamente il decreto attuativo del Jobs Act. Nel provvedimento che modifica l’art.18 dello Statuto dei lavoratori sono compresi anche i licenziamenti collettivi.

Matteo Renzi ha dichiarato: “E’ un giorno atteso da molti anni per una parte degli italiani, ma soprattutto da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari e non al precariato”. Il premier gelataio ha aggiunto: “Rottamiamo un certo modello di diritto del lavoro e l’articolo 18, i Co.Co.Co e i Co.Co.Pro. Una generazione vede finalmente riconosciuto il proprio diritto ad avere tutele maggiori, come mutuo, ferie e buonuscita. 200 mila passeranno a un contratto di lavoro stabile, nessuno resta più solo quando perde il lavoro, e le aziende non hanno più alibi per non assumere”.

Grazie alla riforma del lavoro del fuffatore toscano tutti troveremo un posto di lavoro. Ora vado da MediaWorld e verifico se mi assumono grazie al Jobs Act, poi vado in banca a chiedere un mutuo. Me lo concederanno? La verità è un’altra. La riforma del lavoro di Renzi creerà una rotazione eterna di schiavi che vivranno alla giornata. Chi è il fesso che si indebiterà fino al collo sapendo che da un momento all’altro puoi essere licenziato? Senza contare che il precariato eterno farà calare anche la sicurezza sul lavoro. A voi piace un mondo così? L’introduzione del contratto indeterminato con meno tutele non abolisce i vecchi contratti precari.

Carmelo Barbagallo, leader della UIL, ha dichiarato: “Bisognava eliminare tutti i  contratti di precarietà. Invece, sono rimasti quelli a tempo determinato a 36 mesi senza causale e hanno esteso la possibilità di ricorrere ai voucher”. L’unico risultato del Jobs Act è quello di aver liberalizzato i licenziamenti e di aver deciso che il rapporto di lavoro è frutto di una monetizzazione crescente. Senza contare che i dipendenti pubblici non vengono toccati da questa riforma. In poche parole, Renzi ha introdotto un apartheid lavorativo tra settore pubblico e privato. Conclusioni? Con il Jobs Act si è tornati indietro di 50 anni.

Allegato: I testi dei provvedimenti su lavoro e concorrenza approvati dal Consiglio dei Ministri n.51

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