Non si ferma la caduta della Cina. La crisi colpirà l’UE?
Non si fermano le vendite sulle Borse cinesi, cominciate dopo la grande iniezione di liquidità per 17 miliardi di euro decisa dalla Banca centrale. I listino di Shenzhen, una delle Borse valori della Cina, perde quasi il 7% e Shanghai oltre il 6%. La scorsa settimana, la Banca Centrale cinese ha svalutato lo yuan per favorire le esportazioni.
Le tre svalutazioni consecutive hanno alzato dello 0,5% il valore dello moneta cinese sul dollaro. Fissato il cambio dello yuan a 6,401 contro la divisa americana. Il Fondo Monetario Internazionale ha accolto in modo positivo la decisione di Pechino. Il motivo? Va nella giusta direzione di una liberalizzazione del tasso di cambio nei prossimi anni. La Banca Centrale cinese ha rassicurato che la valuta di Pechino “resterà nel lungo termine forte” e tornerà ad apprezzarsi perché i fondamenti dell’economia sono solidi. Oggi è arrivato l’ennesimo crollo delle Borse cinesi. Cosa accadrà?
Dalla Banca Centrale arrivano rassicurazioni che lo yuan non andrà incontro a nuovi forti deprezzamenti. Per chi ancora non l’avesse capito, è in atto una guerra monetaria che colpirà soprattutto il ceto medio-basso di Cina, Europa e Stati Uniti. Questa è la conseguenza di un’economia basata tutta sulle esportazioni. La svalutazione dello yuan crea un danno all’industria manifatturiera americana ed europea. Il motivo? La moneta cinese svalutata favorisce le esportazioni della Cina e renderà meno competitive diverse imprese occidentali. L’UE rischia grosso, soprattutto quando terminerà il programma di Quantitative Easing. Svaluteranno un’altra volta gli stipendi dei lavoratori?
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