Nove pazienti italiani infettati dal virus Zika. Onu favorevole all’aborto

Quattro persone infettate solamente in Veneto: tutti tornati da un viaggio in America Latina. L'Onu chiede di garantire alle donne contagiate il diritto all’interruzione di gravidanza.

Esami di laboratorio per ZikaDiagnosticato a Roma un caso di infezione da Zika in un italiano che ha soggiornato in Brasile nella seconda metà di gennaio. Al rientro il paziente ha manifestato insorgenza di rush cutaneo, senza febbre o altri sintomi. Altri quattro casi sono stati diagnosticati in Veneto, a Treviso, Padova e Vicenza. I pazienti sono rientrati da Sudamerica e Caraibi. Salgono così a 9 i casi riscontrati in Italia. Tutti sono guariti.

Gli esperti chiedono meno allarmismo: il virus resta a bassa pericolosità. Un appello a consentire l’aborto e la contraccezione nei Paesi colpiti dal virus Zika è stato lanciato dall’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Al Hussein. Il commissario ha dichiarato: “Le leggi e le politiche che limitano l’accesso a questi servizi dovrebbero essere urgentemente riesaminate in conformità con i diritti umani, al fine di garantire il diritto alla salute per tutti”. Le donne contagiate in gravidanza rischiano di partorire feti con microcefalia. Nel 2015, in Brasile ci sono stati due casi di trasmissione del virus Zika attraverso una trasfusione di sangue. Lo riferiscono i media locali, che riportano l’affermazione di un esperto dell’università di Campinas, vicino San Paolo. Uno dei due uomini infettati non ha sviluppato ancora i sintomi. Sul secondo, invece, non sono ancora stati condotti i test definitivi. Intanto, la Conferenza episcopale brasiliana critica i giuristi che ipotizzano di consentire l’aborto dei feti con microcefalia, provocata dal virus. Tre i morti in Colombia a causa del virus. Secondo le autorità sanitarie i tre avevano la sindrome Guillain-Barré.

Commenti