Voucher schiavitù del terzo millennio?
I voucher sono dei buoni che si possono acquistare anche dal tabaccaio con cui pagare “one shot” forza lavoro di diverso tipo, che così guadagna 7,5 euro all’ora. Introdotti per la vendemmia del 2008, negli ultimi anni l’utilizzo di questi buoni è stato allargato agli altri settori di attività.
Il lavoro a voucher non prevede alcuna forma di welfare ed è in larghissima espansione in Italia. Nel 2015 sono stati venduti 115 milioni di voucher per il lavoro accessorio e quelli riscossi dai lavoratori sono stati quasi 88 milioni. Questi sono gli ultimi dati diffusi dall’Inps. Nell’anno sono stati 1.380.000 i lavoratori che hanno percepito almeno un buono e i committenti sono stati quasi 473.000. Ma siamo sicuri che il boom di voucher sia proprio una buona notizia? I lavoratori che hanno percepito più di 1.000 euro netti all’anno sono stati “solo” 207 mila, quindi l’85% è rimasto al di sotto di questa cifra. Quasi un milione ha percepito meno di 500 euro.
L’introduzione dei voucher aveva lo scopo di far emergere il lavoro nero, invece sembra quasi che lo abbia legalizzato. E’ facile impiegare un lavoratore in modo continuativo ma far emergere solo un’ora(un voucher di lavoro), da esibire in caso di infortunio o di ispezione. Infatti, non è necessario specificare quando si userà il voucher, ma solo l’arco di tempo(30 giorni) di “presunto” utilizzo. Molto spesso i voucher utilizzati per coprire infortuni di chi lavora in nero. All’Inail, l’istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è scattato l’allarme: nel 2012 gli incidenti di lavoratori retribuiti con i ticket erano stati 436, nel 2014 si sono triplicati, arrivando a circa 1.400, per il 2015 non ci sono ancora i numeri definitivi ma tutto fa pensare che siano in crescita marcata. I voucher sono una nuova forma di schiavismo?
Commenti
Posta un commento