Editoria in crisi, persi 32,6% ricavi e 4.555 posti di lavoro

Nel quinquennio 2011-2015 i ricavi aggregati dei nove maggiori gruppi editoriali italiani hanno segnato una flessione del 32,6%. E' quanto si legge nell'analisi condotta dal Centro Studi di Mediobanca.

Editoria in crisiLa crisi economica e i rapidi cambiamenti tecnologici stanno mettendo in discussione il settore dell’editoria. I principali 9 gruppi editoriali italiani hanno perso in 5 anni(2010-2015) il 32,6% del fatturato(-1,8 miliardi), cumulato perdite nette per 2 miliardi di euro e ridotto la forza lavoro di 4.555 unità, scendendo a 13.090 dipendenti totali. E’ quanto emerge da una ricerca dell’ufficio studi Mediobanca.

L’ultima edizione del rapporto prende in considerazione: Mondadori, Rcs, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone Editore, Itedi, Cairo Editore e Class Editori. In cinque anni le vendite di quotidiani sono scese di 1 milione di copie: da 2,8 a 1,8 milioni totali(-34%). Secondo i dati dell’Associazione Stampatori Italiana Giornali(ASIG) a tutto il 2015 la diffusione cartacea complessiva è diminuita di oltre 300 mila copie al giorno, da 3,2 a 2,9 milioni di copie, pari al -9% rispetto al 2014 e al -33% rispetto al 2011. Nel quinquennio 2011-15 i ricavi aggregati dei 9 gruppi editoriali italiani sono passati dai 5,7 miliardi del 2011 ai 3,9 miliardi del 2015.

Nei primi nove mesi del 2016, invece, il calo del fatturato è stato solo del 3,5% sul 2015 rispetto al -4,2% registrato lo scorso anno sul 2014. Le minori vendite hanno ridotto l’occupazione che si è ridimensionata nel quinquennio del 24,8%. I tagli più consistenti all’organico li hanno fatti Rcs(-2.228 posti) e il gruppo Il Sole 24 Ore(-726). Cairo Editore invece ha creato occupazione, ma si parla di sole 26 unità. Il calo nel 2015 è stato del 2,6% sul 2014. Anche gli investimenti si sono più che dimezzati nell’ultimo quinquennio, passando dai 64 miliardi del 2011 ai 29 miliardi del 2015. Secondo “Il Fatto Quotidiano”, in un articolo del 2013, c’è un giornalista ogni 550 persone. Sono troppi?

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