Dipendenti Alitalia rifiutano schiavismo

I lavoratori Alitalia hanno sconfessato il pre-accordo raggiunto tra azienda e sindacati. Un risultato per certi versi inaspettato.

Dipendenti Alitalia rifiutano schiavismoI dipendenti Alitalia hanno bocciato il pre-accordo per il salvataggio della compagnia aerea firmato dai sindacati, con il 67% di No, pari a 6.816 voti. I Sì sono stati 3.206. Il maggior numero di No tra il personale viaggiante. Molti i voti a favore tra gli amministrativi. Il No stravince a Milano Linate e Malpensa e a Roma-Fiumicino. Hanno votato 11.400 lavoratori su 12.500 con un’affluenza dell’87%.

Cosa hanno votato i dipendenti Alitalia?

Il pre-accordo prevedeva una serie di misure tra cui la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980 e la riduzione del taglio degli stipendi del personale navigante dal 30 all’8%. Per quanto riguarda gli esuberi, la riduzione doveva avvenire attraverso il superamento del progetto di esternalizzazione nelle aree di manutenzione e in altri ambiti, il ricorso alla cassa integrazione straordinaria entro maggio 2017 per due anni, la riqualificazione e formazione dei lavoratori, misure di incentivazione all’esodo, miglioramento della produttività ed efficienza.

La vittoria del No è un rifiuto all’ennesima riduzione di diritti, che avrebbe trasformato i lavoratori di Alitalia in schiavi. Basta scaricare le “colpe” dei consigli di amministrazioni su quelli che stanno alla base della piramide. I media dicono  e scrivono un mucchio di frottole, la scelta dei lavoratori non è un suicidio. Il motivo? La vittoria del Sì sarebbe servita solo per far proseguire l’agonia della compagnia aerea italiana, che ha tirato avanti grazie ai soldi pubblici. Tra qualche anno saremmo tornati al punto di partenza con una nuova crisi. Dal 1974 al 2014 Alitalia è costata al contribuente italiano 7,4 miliardi di euro.

Molti di quei soldi sono finiti nelle tasche dei rappresentanti del consiglio di amministrazione. La vittoria del No è un risultato per certi versi inaspettato, che ferma il piano quinquennale prima di nascere e apre scenari a tinte fosche per la compagnia di bandiera,  che continua a perdere oltre 2 milioni di euro al giorno. Il pre-accordo prevedeva una ricapitalizzazione da circa 2 miliardi di euro con un nuovo intervento pubblico sotto forma di garanzia concessa da Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti. Con la vittoria del No invece si avviano le procedure di amministrazione straordinaria. La prospettiva è dunque quella del commissariamento di Alitalia.

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