La confusione della Corte UE sulle richieste di asilo dei migranti

Due sentenze della Corte di Giustizia Europea creano confusione sulle richieste di asilo presentate in uno Stato diverso da quello di approdo. Record di ricollocazioni di migranti a giugno.

MigrantiBrutte notizie per l’Italia. Il regolamento di Dublino resta valido anche in una crisi migratoria, dunque con afflussi eccezionali. Lo ha stabilito oggi(26 luglio) la Corte di giustizia UE, in una sentenza che riguarda un contenzioso su un cittadino siriano e i membri di due famiglie afghane arrivati nel 2016 in Croazia, ma intenzionati a chiedere asilo in Austria e in Slovenia.

I giudici della Corte UE hanno ribadito che è “lo Stato di primo ingresso ad avere la competenza per l’esame delle richieste d’asilo e non lo Stato in cui la domanda è presentata”. Questa sentenza è una doccia fredda per l’Italia, visto che il nostro Paese è l’unica rotta ancora aperta verso l’Unione Europea. In un’altra sentenza, però, l’istituzione che ha sede in Lussemburgo mette nero su bianco un principio che potrebbe rivelarsi prezioso per l’Italia. Un richiedente asilo arrivato in un Paese ma che presenta la sua domanda in un altro Stato dell’UE può impugnare in giudizio la richiesta di ritrasferirlo nel Paese d’arrivo, se non è presentata entro 3 mesi, secondo il regolamento di Dublino. Lo ha sancito la Corte di Giustizia UE in una causa intentata da un eritreo sbarcato in Italia e passato in Germania. Berlino ne aveva chiesto il trasferimento, ma dopo la scadenza. La Corte UE ha accolto il parere dell’Avvocato Generale formulato in tal senso lo scorso 20 giugno.

In poche parole il migrante può fare domanda di asilo in un altro Stato e sperare che non venga richiesto il trasferimento entro 3 mesi. L’UE è un papocchio di dimensioni bibliche. Ma non finisce qui. In un’altra causa, l’Avvocato Generale ha invitato la Corte UE a respingere il ricorso di Slovacchia e Ungheria contro il piano di redistribuzione dei richiedenti asilo. Il ministro degli esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha dichiarato: “La sentenza è un’ulteriore pressione da parte delle istituzioni UE per obbligarci di accogliere migranti che non vogliamo. Nessun Trattato può revocare il diritto delle nazioni a decidere chi accogliere o meno sul proprio territorio”. A giugno il ritmo delle ricollocazioni dei migranti nell’Unione Europea ha raggiunto livelli record con 1.000 trasferimenti dall’Italia e oltre 2 mila dalla Grecia. Sono 24.676 i ricollocamenti effettuati ad oggi, di cui 7.873 dall’Italia.

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