Italia maglia nera in UE per inquinamento
L’inquinamento atmosferico in Europa causa ogni anno la morte di oltre 500.000 persone e ha costi esterni stimati da 330 a 940 miliardi di euro, tra il 2% e il 6% del PIL comunitario. Il Particolato atmosferico(Pm), il biossido di azoto(NO2) e l’ozono(O3) sono gli inquinanti più critici. L’Italia è maglia nera nell’Unione Europea con 90 mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico e 1.500 decessi per milione di abitanti. Sicilia sud est, bacino Padania, Roma, Napoli, Frosinone e Puglia, le aree più colpite.
L’Italia è attualmente in procedura di infrazione per il mancato rispetto dei limiti sia per il particolato atmosferico che per il biossido di azoto e non è in linea con i nuovi obiettivi europei al 2030 di riduzione delle emissioni per quattro inquinanti su cinque. Tra il 2006 e il 2016 la percentuale di capoluoghi di provincia che non rispettano il limite dei 35 giorni di superamento per il Pm10 si è dimezzata, passando dal 66% al 33%. In Germania i decessi prematuri sono pari a 1.100 per milione, mentre in Francia e Gran Bretagna sono 800. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS), in Europa 9 cittadini su 10 sono esposti a livelli eccessivi di inquinamento da Pm2,5 e O3. La combustione energetica è il principale responsabile dell’inquinamento atmosferico ma fino a oggi l’orientamento ambientale è stato quello di puntare a ridurre le emissioni di gas serra, anche a scapito della qualità dell’aria(come la promozione dei veicoli diesel o dell’utilizzo di combustibili legnosi in impianti inefficienti). Traffico stradale, combustione di biomasse e agricoltura sono i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico nelle nostre città. L’ammoniaca è un importante precursore del particolato atmosferico e l’agricoltura è responsabile del 96% delle emissioni nazionali di questo inquinante(principalmente da fertilizzanti e allevamenti) che secondo i risultati di alcune indagini a Milano contribuisce per il 35% dell’inquinamento dal Pm10. I dati sono stati divulgati al Senato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile dell’ex ministro Ronchi.
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