Il caso Embraco certifica la fuffa di Renzi

Embraco dice no alla cassa integrazione e tira dritto sulla delocalizzazione in Slovacchia. Nel 2015 Matteo Renzi festeggiò con un tweet di propaganda un accordo che si è rilevato solo temporaneo. L'Italia riparte solo a parole.

Lavoratori EmbracoLa società Embraco del gruppo Whirlpool ha annunciato, il mese scorso, il ricorso ai licenziamenti collettivi per 497 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri. Ieri(19 febbraio) c’è stato lo sciopero di 8 ore del secondo turno dei lavoratori dopo le notizie giunte da Roma sul nulla di fatto nell’incontro al Mise con l’azienda. Embraco ha dato risposta negativa sulla cassa integrazione richiesta dal governo per avviare un processo di reindustrializzazione.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a una multinazionale che dimostra totale irresponsabilità nei confronti di lavoratori e totale mancanza di rispetto nei confronti del governo: ne prendiamo atto, adesso non ricevo più questa gentaglia”. Embraco ha controproposto il passaggio al part-time con un nuovo contratto, una cosa inaccettabile per il governo e gli stessi lavoratori. Nuovi contratti agli operai, infatti, comporta che retribuzioni e anzianità ripartano da zero. La multinazionale dice che licenzia per un problema con la Borsa, ma la verità è cha ha intenzione di delocalizzare la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia. Il Paese dell'Europa centro-orientale ha ottenuto 20 miliardi di euro dall’Unione Europea per stimolare la propria economia. Il timore è che la Slovacchia stia utilizzando questi soldi per mantenere basse le tasse sul lavoro, così da invogliare le aziende degli altri paesi europei a investire sul proprio territorio. Il ministro Calenda, in un’intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Un fondo che metta un freno alle delocalizzazioni delle imprese operanti nell’UE che decidono di spostare le produzioni in quei Paesi europei che permettono un vantaggio legato al diverso grado di sviluppo economico”.

La storia dello stabilimento di Riva Chieri

Lo stabilimento di Riva di Chieri era stato costruito negli anni ‘70 da Fiat Aspera, la divisione di Fiat che produceva frigoriferi. Nel 1985 Fiat vendette il comparto Aspera a Whirpool, la principale multinazionale Matteo Renziamericana di elettrodomestici, che investì molto e spinse la produzione al massimo. Alla fine degli anni ‘90 lo stabilimento impiegava circa 2.500 persone. Nel 2000 Whirpool lo cedette alla sua controllata Embraco, e iniziarono le difficoltà. La penultima si è registrata alla fine del 2014 e un accordo fu trovato a metà del 2015. In quell’occasione Matteo Renzi(all’epoca premier) festeggiò con un tweet di propaganda che alla fine si è rilevato la solita fuffa. Procede in Italia la dilapidazione del patrimonio industriale, sostituito dal turismo, che però non riconosce una capacità salariale dignitosa. Il lavoro celebrato dal Partito Democratico è pagato poco, di breve durata, prevalentemente nel settore terziario. L’Italia riparte solo a parole.

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