Cgia: Aumento IVA stangata da 242 euro a famiglia

Se il prossimo esecutivo non riuscirà a sterilizzare l'aumento dell'IVA, nel 2019 ogni famiglia avrà stangata pari a 242 euro. Lo stima l'Ufficio studi della Cgia di Mestre. Beni e servizi interessati dall'eventuale aumento dell'aliquota agevolata e ordinaria.

ConsumiLa XVIII legislatura ha preso il via lo scorso 23 marzo, ma ancora non c’è un governo. La trattativa Movimento 5 Stelle-Lega procede lentamente e si saprà qualcosa entro lunedì prossimo. Una mancata intesa spianerà la strada all’ennesimo governo tecnico con l’appoggio del PD. Il nuovo esecutivo dovrà trovare 12,4 miliardi di euro entro il 31 dicembre 2018 per disinnescare la clausola di salvaguardia. Che cos’è?

Introdotta per la prima volta dal governo Berlusconi nella manovra di luglio del 2011 con il decreto legge 98, la clausola di salvaguardia è la norma che prevede l’aumento automatico dell’IVA nel caso lo Stato non riesca a reperire le risorse pianificate. Nel 2012 la cifra da reperire era di 20 miliardi di euro, ora siamo scesi a 12,4 miliardi nella Legge di Bilancio 2018. Il disinnesco della clausola di salvaguardia serve per evitare l’aumento dell’IVA agevolata dal 10% al 11,5% e dell’IVA ordinaria dal 22% al 24,2%. L’aumento dell’IVA sarebbe un colpo quasi mortale per l’economia dell’Italia. La Cgia di Mestre stima che il mancato disinnesco della clausola di salvaguardia porterebbe una stangata da 242 euro a famiglia nel 2019.

Nel dettaglio, tale rincaro sarà pari a 284 euro per famiglia al Nord, a 234 euro nel Centro e a 199 euro nel Mezzogiorno. Dal 2019 l’Italia potrebbe diventare il Paese con l’aliquota IVA ordinaria più elevata dell’area dell’Euro. Il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, ha dichiarato: “Bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’IVA, perché il ritocco all’insù delle aliquote avrebbe un effetto recessivo per la nostra economia. Ricordo, infatti, che il 60% del PIL nazionale è riconducibile ai consumi delle famiglie. Se l’Iva dovesse salire ai livelli record previsti, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe un danno enorme, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna”. La Cgia ha elencato i beni e servizi che saranno interessati dall’eventuale aumento dell’IVA.

Aliquota agevolata

  • carni, pesce, spezie, cacao, prodotti della pasticceria e biscotteria, cioccolato, salse, condimenti composti, preparati per zuppe e minestroni, acqua minerale, aceto;
  • legna da ardere in tondelli, ceppi, etc.;
  • energia elettrica per uso domestico;
  • gas metano uso domestico(limitatamente al consumo dei primi 480 metri cubi annui);
  • prestazioni alberghiere;
  • ristrutturazioni edilizie;
  • acquisto o costruzione abitazione non di lusso(che non sia utilizzata come prima casa);
  • spettacoli teatrali, attività circensi;
  • somministrazione alimenti e bevande;
  • piante e fiori.

Aliquota ordinaria

  • vino;
  • abbigliamento;
  • calzature;
  • riparazione di abbigliamento e calzature;
  • elettrodomestici;
  • mobili;
  • articoli di arredamento;
  • biancheria per la casa;
  • servizi domestici;
  • riparazione di mobili, elettrodomestici e biancheria;
  • detersivi;
  • pentole, posate e stoviglie;
  • tovaglioli e piatti di carte e contenitori di alluminio;
  • lavanderia e tintoria;
  • auto e mezzi di trasporto;
  • pezzi di ricambio, olio e lubrificanti;
  • manutenzioni e riparazioni;
  • giochi e giocattoli;
  • radio, televisori, hi-fi, video-registratori, etc.;
  • computer, macchine da scrivere e calcolatrici;
  • cancelleria;
  • prodotti per cura personale;
  • barbiere, parrucchiere, istituti di bellezza;
  • argenteria, gioielleria, bigiotteria e orologi;
  • borse, valige ed altri effetti personali;
  • onorari liberi professionisti.

La storia dell’IVA

L’IVA è variata ben 9 volte da quando è stata introdotta in Italia. L’aliquota è passata dal 12% del 1973 al 22% di oggi. L’ultimo ritocco è avvenuto nell’ottobre 2013. Analizzando l’andamento tenuto in questi 45 anni dall’aliquota ordinaria dell’IVA nei principali Paesi che attualmente costituiscono l’area dell’euro si scopre che l’incremento più importante si è registrato proprio in Italia, con un aumento di ben 10 punti. C’è da dire che nel 1973 l’aliquota applicata nel nostro Paese era, ad esclusione della Germania, la più contenuta. In Germania l’aliquota dell’IVA è passata dall’11% del 1973 al 19% di oggi. Al terzo posto c’è l’Olanda con un incremento di 5 punti(dal 16% al 21%). La Francia è l’unico Paese che non ha registrato alcun aumento dell’aliquota dell’IVA.

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