Ex discarica Resit diventa parco pubblico
A Giugliano, in provincia di Napoli, c’era una discarica che ha ingoiato un milione di tonnellate di rifiuti d’ogni genere. Nel corso degli anni l’area è stata indicata come il simbolo delle ecomafie. Questa discarica si chiama Resit ed ora è diventata un parco pubblico col prato e gli alberi. L’inaugurazione è fissata per il 29 luglio 2019. Un miracolo avvenuto grazie al commissario Mario De Biase. Nell’ex discarica è stato riportato il suolo buono e piantati sette ettari di prato con 500 alberi e 8.000 arbusti.
La trasformazione dell’ex discarica in parco pubblico è costata 5 milioni di euro. Tutto bene? Mica tanto. Nel 2018 i consulenti della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato i contenuti della prima perizia Balestri che aveva previsto l’inquinamento delle acque di falda ed eco-disastri a venire per i veleni dell’invaso di Giugliano. Dalla perizia emerge che le sostanze inquinanti presenti in falda al di sotto delle discariche ex Resit sono da ritenersi potenzialmente idonee a nuocere gravemente alla salute. Un inferno che si trasforma, all’improvviso in paradiso. Possibile che sia stato fatto un miracolo? C’è qualcosa che non quadra. Due sono le cose: o la situazione dell’ex discarica Resit non era così tragica come hanno raccontato o aprono un parco su una bomba ecologica che mette a repentaglio la salute di chi vi si recherà. Silvestro Gallipoli, giornalista e radicale dell’associazione Ernesto Rossi di Napoli, ha dichiarato: “La situazione non era tragica prima e non lo è adesso”. Bisognerebbe fare un’attenta riflessione sulle motivazioni che hanno prodotto una narrazione diversa. Il terrore mediatico ha sempre un secondo fine.
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