La Napoli città rifugio non trova un tetto per gli sfollati di Cavalleggeri

Lo slogan “Napoli città rifugio”, tanto caro al sindaco De Magistris, non viene applicato alle undici famiglie di Cavalleggeri di Aosta. Quarantaquattro giorni dopo il rogo, gli sfollati sono ancora senza un tetto.

Il palazzo di CavalleggeriNapoli città rifugio”. Questo è quello che ripete ogni volta il sindaco Luigi De Magistris. Peccato che la realtà dei fatti sia diversa da quella narrata dall’ex magistrato. Lo scorso 24 luglio un incendio ha distrutto il deposito di giocattoli “Gerardi e Fortura” in via Caserma Cavalleria a Napoli, nella zona di Cavalleggeri di Aosta. Undici famiglie sono state sfollate dalle abitazioni per motivi di sicurezza.

Alcuni hanno le case completamente distrutte, altri hanno dovuto lasciare le loro abitazioni in via precauzionale. Quarantaquattro giorni dopo, gli sfollati sono ancora senza un tetto. L’amministrazione comunale dell’accoglienza non ha trovato un’abitazione alternativa per le 11 famiglie. Alcuni si arrangiano dove possono confidando nell’aiuto e nell’ospitalità di amici e parenti, altri sono ospitati dalla Parrocchia Sacri Cuori di Gesù e Maria. Uno degli sfollati ha dichiarato: “Dal giorno dell’incendio non siamo più entrati in casa e viviamo in una condizione di continua precarietà. Abbiamo avuto decine di incontri e confronti ma non sono serviti a nulla. Ancora adesso non sappiamo quali siano i danni reali ed in che modo si può intervenire per ristrutturare il palazzo. Ma a parte questo nessuno ci ha dato una soluzione abitativa. Da due mesi dormiamo su brandine e letti di fortuna”. Certo che fa specie come la città che si professa dell’accoglienza, con il sindaco Luigi De Magistris pronto a dire “aprite i porti”, non riesca a garantire un alloggio rientrante nel proprio patrimonio comunale a questi sfollati. Lo slogan “Napoli città rifugio”, tanto caro al sindaco, è solo una tra le molteplici espressioni di una mitomania politica che trova sfogo nella propaganda elettorale permanente. La realtà dei fatti è che l’amministrazione dell’accoglienza non riesce a dare un tetto e assistenza alle undici famiglie sfollate di Cavalleggeri. Quanto ancora bisognerà aspettare per arrivare alla risoluzione di questo problema?

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