Istat: Reddito medio famiglie resta sotto livello pre-crisi

Il reddito netto medio delle famiglie in Italia resta sotto il livello pre-crisi. A livello territoriale la contrazione maggiore del reddito si registra nel Mezzogiorno. La disuguaglianza non si riduce e il cuneo fiscale resta alto.

Reddito medio famiglie resta sotto livello pre-crisiNel 2017 il reddito netto medio delle famiglie in Italia è stato pari a 31.393 euro annui, in crescita sia in termini nominali(+2,6%) che come potere d’acquisto(+1,2%). Tuttavia, è ancora inferiore dell’8,8% rispetto al livello pre-crisi, vale a dire il 2007. E’ quello che emerge dal  rapporto “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” pubblicato oggi(5 dicembre) dall’Istat.

Rispetto all’anno precedente, nel 2017 i redditi familiari medi in termini reali(esclusi gli affitti figurativi) sono cresciuti di più al Centro(+1,5%) e nel Nord-ovest(+1,4%) rispetto al Mezzogiorno(+1,1%) e al Nord-est(+0,6%). I maggiori incrementi si osservano per le coppie senza figli(+3,2%) e per le persone sole(+2,6%), seguono le coppie con figli(+1%); in riduzione invece i redditi familiari reali per le famiglie monogenitore(-1,1%). La contrazione complessiva dei redditi rispetto al livello pre-crisi resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari in media all’8,8% per il reddito familiare e al 6,8% per il reddito equivalente. A livello territoriale la contrazione del reddito familiare è pari all’11,9% nel Mezzogiorno, all’11,0% nel Centro, al 6,7% nel Nord-ovest e al 6,0% nel Nord-est. Pur restando molto elevata, nel 2018 la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale si riduce rispetto al 2017(a 28,9% da 27,3%) per una minore incidenza di situazioni di grave deprivazione materiale. La quota di individui a rischio povertà resta ferma al 20,3%. Il Mezzogiorno rimane l’area con la percentuale più alta di individui a rischio di povertà o esclusione sociale(45%). Nel 2017, l’aliquota media del prelievo fiscale a livello familiare rimane pressoché stabile al 19,5%, non discostandosi in modo significativo dai due anni precedenti.

Più disuguaglianza dei redditi in Italia che negli altri grandi paesi europei

Nel 2017 la disuguaglianza non si riduce: il reddito totale delle famiglie più abbienti continua a essere più di sei volte quello delle famiglie più povere. Una delle misure principalmente utilizzate nel contesto europeo per valutare la disuguaglianza tra i redditi degli individui è l’indice di concentrazione di Gini. Sulla base dei redditi netti senza componenti figurative e in natura(secondo la definizione armonizzata a livello europeo), nel 2017, il valore stimato per l’Italia è pari a 0,334, stabile rispetto al 2016 e più alto rispetto a Francia(0,285) e Germania(0,311). Nella graduatoria crescente dei Paesi dell’UE28 per i quali è disponibile l’indicatore(25 paesi), l’Italia occupa la ventunesima posizione. In Italia l’indice di Gini è più elevato nel Sud e nelle Isole(0,346) rispetto al Centro(0,326), al Nordovest(0,312) e al Nord-est(0,289).

Cuneo fiscale al 45,6%

Il costo del lavoro, che è dato dalla somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, nel 2017 presenta una riduzione rispetto all’anno precedente(-1,2%), dovuta alla flessione della contribuzione a carico del datore di lavoro(-1,8%) con conseguente riduzione del cuneo fiscale e contributivo(-1,4%). Nel 2017, il costo del lavoro raggiunge il valore medio di 31.783 euro. La retribuzione netta che resta a disposizione del lavoratore è pari a 17.277 euro, vale a dire il 54,4% del totale del costo del lavoro. Il 45,6%, pari a 14.506 euro, costituisce il cuneo fiscale e contributivo, ossia la somma dell’imposta personale sul reddito da lavoro dipendente e dei contributi sociali del lavoratore e del datore di lavoro.

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