In Cina zero casi interni di coronavirus

La Cina registra zero nuovi casi interni di coronavirus, ma altri 39 contagi importati. Parte la sperimentazione del vaccino sugli umani, ma sarà importante trovare un farmaco per curare i malati affetti da Covid-19.

WuhanI casi di coronavirus SARS-CoV-2 nel mondo sono 350.536, mentre il numero di decessi è di 15.328. I guariti sfiorano quota 100.000. E’ quanto emerge dall’ultimo bollettino diffuso dalla Johns Hopkins University. L’epidemia è partita dalla Cina tre mesi fa, oggi il paese asiatico registra zero nuovi casi interni di Covid-19, ma altri 39 contagi importati. Nei suoi aggiornamenti, la Commissione Sanitaria Nazionale rileva 9 decessi, tutti a Wuhan. A 2 mesi dalla quarantena di 60 milioni di persone, la provincia dell’Hubei e il suo capoluogo non hanno segnalato nuove infezioni in cinque giorni di fila.

Servono due settimane a zero contagi per dichiararsi usciti dalla pandemia, ma Pechino sembra incamminarsi verso una buona strada. La Cina ha visto i contagi salire a 81.496, di cui 5.120 ancora sotto trattamento; 3.270 i decessi e 72.703 i dimessi dagli ospedali, pari a un tasso di guarigione salito all’89,6%. La Cina sta testando su un centinaio di volontari un vaccino contro il coronavirus. Le prime iniezioni ai volontari, 108 di età compresa fra i 18 e i 60 anni e originari di Wuhan, sono avvenute venerdì scorso. Lo scorso 17 marzo anche gli Stati Uniti avevano annunciato i primi test di un vaccino a Seattle. I volontari cinesi saranno seguiti per 6 mesi. I test sui volontari non significa che avremo un vaccino nelle prossime settimane: ci vorranno almeno da 12 ai 18 mesi per averne uno in commercio. Troppo per arrestare la pandemia.

I farmaci contro il coronavirus

In questo momento è più importante trovare un farmaco per curare i malati affetti da Covid-19. Il 20 marzo 2020 all’Istituto nazionale tumori “Pascale” di Napoli è iniziata la sperimentazione clinica del Tocilizumab, il farmaco finora usato nell’artrite reumatoide e che ha dato miglioramenti nel trattamento della polmonite che complica l’infezione da Covid 19. Questo farmaco potrebbe funzionare perché il coronavirus provoca una forte infiammazione polmonare e il Tocilizumab è di fatto una molecola antifiammatoria: agisce bloccando la produzione di interleuchina-6 che è una molecola infiammatoria che viene prodotta dal sistema immunitario in risposta all’infezione virale. A Napoli due pazienti sono usciti dalla terapia intensiva dopo essere stati curati con il Tocilizumab. Il farmaco è stato dato anche all’assessore regionale lombardi allo Sviluppo Economico, Alessandro Mattinzoli, il quale ha avuto dei netti miglioramenti nell’arco di pochissimo tempo. Il Tocilizumab è stato sperimentato a inizio febbraio su 188 pazienti in Cina e in più di 20 casi si sono avuti miglioramenti. Tra le terapie in sperimentazione poi c’è anche la Clorochina, un farmaco antimalarico molto usato sin dal primo dopoguerra. Un terzo farmaco candidato a curare il Covid19 è il Remdesivir. Ci sono poi il Ritonavir e il Lopinavir, due antivirali che bloccano la replicazione del virus nelle cellule.

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