Cgia: 10.902 imprese chiuse

In tre mesi, in Italia, hanno chiuso 10.902 mila aziende artigiane e, senza aiuti, a fine 2020 potrebbero diventare 100 mila. Lo rileva la Cgia di Mestre. Le imprese chiedono soldi pubblici a fondo perduto.

ImpresaNei primi 3 mesi del 2020 il numero di imprese artigiane presente in Italia è sceso di 10.902 unità. Lo rileva la Cgia di Mestre. Un dato negativo non causato dall’emergenza coronavirus. Il numero delle imprese chiuse nel primo trimestre 2020 è in linea con quanto registrato nei tre anni precedenti. L’effetto economico negativo del lockdown si farà sentire maggiormente nei prossimi mesi. Il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo ha dichiarato: “Dopo una settimana dalla riapertura totale lo stato d’animo di tanti piccoli imprenditori è cambiato. C’è voglia di lottare, di resistere, di risollevare le sorti economiche della propria attività. Purtroppo, non tutti ce la faranno a sopravvivere”.

Negli ultimi 11 anni lo stock delle imprese artigiane è crollato di quasi 200 mila unità, al 31 marzo 2020 le aziende artigiane attive in Italia ammontavano a 1.275.970. Non è da escludere che entro la fine del 2020 lo stock di imprese chiuse possa raggiungere le 100 mila unità, con una perdita di almeno 300 mila posti di lavoro. Per la Cgia di Mestre, l’entità della riduzione d’imprese dipenderà dalle misure di sostegno nei prossimi 2-3 mesi. Occorrono contributi a fondo perduto e l’azzeramento delle imposte erariali per tutto il 2020. E’ inutile ripetere che dare soldi pubblici a fondo perduto alle imprese significa aumento del debito pubblico dell’Italia. Il nostro Paese non stampa soldi e per avere risorse deve indebitarsi con i mercati finanziari emettendo titoli negoziabili. Più cresce il debito e più aumentano gli interessi sul debito da pagare.

Sapete cosa significa? Che il debito verrà ripagato da tutti attraverso nuove tasse o tagli ai servizi, mentre gli utili delle imprese vanno sui conti correnti degli imprenditori. Questo è comunismo 2.0, ovvero le imprese prendono i soldi pubblici e scaricano il debito a tutti i contribuenti. Più fattibile l’azzeramento per l’anno in corso di Irpef, Ires e Imu sui capannoni. Il decreto Rilancio ha introdotto diverse misure tra cui l’azzeramento del saldo e dell’acconto Irap in scadenza a giugno, la riproposizione dei 600 euro per il mese di aprile e la detrazione del 60% degli affitti. A preoccupare la Cgia di Mestre, tuttavia, non c’è solo la mancanza di credito che attanaglia gli artigiani e in generale tutte le Piccole medie imprese(PMI), ma anche le previsioni dei consumi delle famiglie italiane per il 2020. Secondo il DEF 2020, infatti, la caduta sarà pari al 7,2%; in termini assoluti il crollo degli acquisti rispetto al 2019 sarà di circa 75 miliardi. Questo è il vero dramma per le imprese.

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