Confindustria vuole ritorno schiavismo

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi dice no agli aumenti in busta paga, vuole libertà di licenziare e soldi pubblici solo alle imprese. In pratica Confindustria vuole il ritorno dello schiavismo.

Carlo BonomiIn una lettera alle associazioni confindustriali, Carlo Bonomi torna su temi a lui più cari. Il presidente di Confindustria dice no agli aumenti in busta paga, vuole libertà di licenziare e soldi pubblici solo alle imprese. In pratica Confindustria vuole il ritorno dello schiavismo. Ma andiamo con ordine. 10 milioni di lavoratori italiani attendono nuovi accordi visto che i precedenti sono scaduti, in alcuni casi da anni o decenni. Confindustria vuole sottoscrivere e rinnovare i contratti solo se sono “rivoluzionari”. Cosa significa? Che devono essere diversi dal vecchio scambio tra salari e orari. In poche parole vogliono dare uno stipendio fisso mensile senza tenere in considerazione delle ore lavorate. Questi sono i nuovi schiavisti.

Il presidente Bonomi non vuole aumenti in busta paga perché non c’è l’inflazione. La proposta folle di Confindustria colpirebbe anche i dipendenti della sanità privata o dell’industria alimentare, ovvero persone che si sono fatte il mazzo anche durante il lockdown. Bonomi ha aggiunto: “Al massimo qualche concessione in termini di welfare aziendale, tutti interventi con forti agevolazioni fiscali per le imprese”. La scelta del governo Conte di estendere gli ammortizzatori sociali e vietare per legge i licenziamenti nel pieno dell’emergenza Covid-19 non piace a Confindustria. Per questo motivo chiede l’abrogazione della norma per avere libertà di licenziare. Nel frattempo la maggioranza delle aziende non ha rinnovato i contratti a termine in scadenza. Il delirio di Bonomi ha il suo culmine quando chiede uno stop dei sussidi a pioggia a famiglie e persone in difficoltà. Secondo il presidente di Confindustria, i soldi pubblici devono finire solo alle imprese. Peccato che le aziende private italiane sono tra le ultime in Europa per la quota di risorse destinate a ricerca, sviluppo e innovazione. Circa lo 0,5% del PIL, meno della metà rispetto a Francia o Germania. Il presidente di Confindustria dice che “le politiche attive del lavoro non possono essere attuate con il Reddito di cittadinanza, la cui attuale configurazione va smontata”. Capito? Togliamo i soldi ai bisognosi per fare assistenzialismo alle aziende. Questi sono solo dei prenditori schiavisti che odiano i lavoratori. Confindustria dimostra che l’unica legge che riconosce è quella dell’incasso a qualsiasi prezzo. Più che contratti rivoluzionari, sembra più un ritorno al passato.

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