Recovery Plan, 4,2 miliardi per parità di genere

La bozza per spendere i 208,6 miliardi del Recovery Plan è arrivata al Consiglio dei Ministri. 4,2 miliardi sono destinati per la parità di genere.

Maria Elena Boschi e Laura BoldriniLa prima bozza del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” per spendere i 208,6 miliardi del Recovery Plan è arrivata al Consiglio dei Ministri. L’Italia potrà, fino al 2026, contare su 65,4 miliardi di euro in sovvenzioni e 127,6 miliardi in prestiti, equivalenti al 6,8% del reddito nazionale lordo, per un totale di 193 miliardi. Le risorse stanziate dall’UE per superare l’emergenza Covid è un piatto che fa gola a molti in Italia, soprattutto alle tante associazioni presenti sul nostro territorio.

Si scopre che 4,2 miliardi di euro sono destinati per la promozione della parità di genere. Una follia tutta italiana, anche in considerazione del fatto che alla Sanità sono destinati solo 9 miliardi. Dalla bozza del Recovery Plan esce questo messaggio: meglio morire di malasanità ma l’importante è che il presidente della Repubblica diventi una donna. E’ abbastanza prevedibile che quel “promozione della parità di genere” in realtà significa regalare soldi alle associazioni al femminile e alle imprese che assumono donne. Il progetto del Recovery plan si articola in sei macro-aree tematiche:

  1. Rivoluzione verde e transizione ecologica - 74,3 miliardi
  2. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura - 48,7 miliardi
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile - 27,7 miliardi
  4. Istruzione e ricerca - 19,2 miliardi
  5. Parità di genere, coesione sociale e territoriale - 17,1 miliardi
  6. Sanità - 9 miliardi

Il punto 1 prevede 6,3 miliardi per l’impresa verde ed economia circolare. Altri 18,5 miliardi andranno alla transizione energetica e mobilità locale sostenibile. All’ efficienza energetica e riqualificazione degli edifici andrà la cifra di 40,1 miliardi. Infine alla tutela e valorizzazione del territorio e delle risorse idriche vanno 9,4 miliardi. Il punto 2 prevede 10,1 miliardi per la digitalizzazione e la innovazione della Pubblica Amministrazione, 35,5 miliardi per la innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione, i restanti 3 miliardi per cultura e turismo. Fa un certo effetto vedere una cifra così bassa per cultura e turismo, ovvero i due settori più danneggiati dalle restrizioni anti-Covid. Il punto 3 prevede 23,6 miliardi destinati alla velocità di rete e manutenzione stradale 4.0. I restanti 4.1 miliardi vanno alla intermodalità e alla logistica integrata.

Il punto 4 prevede il potenziamento della didattica e diritto allo studio con 10,1 miliardi. 9,1 miliardi andranno alla ricerca. Il discusso punto 5 prevede 5,9 miliardi alla vulnerabilità sociale, sport e terzo settore, mentre 3,2 miliardi andranno alle politiche del lavoro destinate ai giovani. Alla parità di genere saranno destinati 4,2 miliardi di euro, pari quasi alla metà di quelli destinati al settore Sanità. Il governo preferisce investire in parità di genere lasciando le briciole a cultura e turismo. Infine, 3,8 miliardi finiranno per interventi speciali per la coesione territoriale. Il punto 6 prevede 4,8 miliardi per assistenza di prossimità e telemedicina e 4,2 miliardi per innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Ho il brutto presentimento che i soldi del Recovery Plan non risolveranno i problemi dell’Italia.

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