L’apartheid lavorativo del Jobs Act

Una sentenza della Corte UE conferma che in Italia è in vigore un apartheid lavorativo nel settore privato dopo l'introduzione del Jobs Act.

Matteo RenziIl Jobs Act di Matteo Renzi ha introdotto l’apartheid lavorativo in Italia. Una riforma fatta nel 2015 e che ha ridisegnato buona parte delle regole del mercato del lavoro dagli ammortizzatori sociali fino al welfare in Italia. Il Jobs Act non ha ampliato solamente la differenza di trattamento tra dipendenti privati e pubblici, ma anche tra lavoratori del settore privato. Una sentenza della Corte UE conferma che con l’introduzione del Jobs Act ci sono due tipi di contratti a tempo indeterminato.

La data spartiacque è il 7 marzo 2015, giorno in cui è entrato in vigore il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il Jobs Act ha ridotto la possibilità di reintegro in caso di licenziamento illegittimo, oltre a regalare alle imprese un bonus di 8 mila euro per ogni assunzione valido per tre anni. La Corte UE si è espressa sul caso di una persona licenziata insieme ad altri 350 nel 2017 dalla Consulmarketing SpA. Questo uomo è stato l’unico a non essere reintegrato dopo che il Tribunale di Milano aveva definito illegittimo il licenziamento. Il motivo? E’ stato assunto a tempo indeterminato dopo il Jobs Act. Per la Corte UE, un lavoratore assunto fino al 7 marzo 2015 può rivendicare la sua reintegrazione, mentre questa tutela non è prevista per chi è stato assunto dopo. La norma non è contraria al diritto dell’UE.

La sentenza della Corte UE conferma che in Italia c’è un apartheid lavorativo tra lavoratori con vecchio contratto indeterminato e quelli con il nuovo contratto a tempo indeterminato. Un lavoratore, il cui contratto è stato stipulato a partire dal 7 marzo 2015, ha diritto soltanto a un’indennità entro un massimale. I nuovi contratti a tempo indeterminato introdotti con il Jobs Act sono solo solo virtuali. Un imprenditore può licenziare il lavoratore da un giorno all’altro senza problemi, ciò significa che le tutele sono peggiorate. Non c’è da stupirsi se poi Confindustria chiede di licenziare per riassumere. Gli industriali vogliono licenziare le persone con vecchi contratti “onerosi” per assumere giovani con i bonus fiscali che verranno introdotti. In poche parole gli industriali vogliono abbassare il costo del lavoro.

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