La riforma del Reddito di cittadinanza

La riforma del Reddito di cittadinanza prevista nella Legge di Biliancio è un attacco ai poveri. Si rischia un'altra deportazione dal Sud al Nord.

Mario Draghi e Luigi Di MaioIl governo Draghi dichiara guerra ai poveri con la riforma del Reddito di cittadinanza. Le norme contenute nella Legge di Bilancio puniscono le persone indigenti. Gli esperti delle misure anti-povertà sono molto preoccupati. Cristiano Gori, docente di Politica sociale a Trento, ha dichiarato: “Si è voluto dare il messaggio che sì sarà ancora più severi con i poveri. Dietro c’è lo stereotipo del povero come una persona che non vuole lavorare, verso cui avere un approccio coercitivo e punitivo”.

La maggioranza dei beneficiari del Reddito di cittadinanza sono persone in condizione di fragilità con ridottissimi livelli di studio, che difficilmente si possono collocare nel mercato del lavoro “legale”. Le nuove regole del Reddito di cittadinanza prevedono la perdita del sussidio dopo due e non più tre rifiuti di lavoro. La prima proposta di lavoro può arrivare da un’impresa che si trova entro 80 chilometri dal luogo di residenza del percettore. Alla seconda offerta si passa già ad un impiego in tutta Italia. Inoltre si considererà più facilmente congrua l’offerta part-time: basta che l’orario non scenda sotto il 60% rispetto all’ultimo contratto. In pratica, uno di Palermo potrebbe essere spedito a Milano per fare un lavoro part-time. Una sorta di deportazione in salsa capitalistica. Una follia. La riforma del Reddito di cittadinanza prevede un taglio di 5 euro mensili al sussidio dopo i primi 6 mesi. Il messaggio del governo dei migliori incapaci è chiaro: non lo hai trovato un impiego? Colpa tua, vai sanzionato. In un anno le famiglie con occupabili rischiano di perdere 60 euro di beneficio, ossia di subire un taglio della prestazione superiore in media al 10%. L’assegno non potrà mai scendere sotto i 300 euro.

La riforma del Reddito di cittadinanza apre alle agenzie di reclutamento private, cui andrà il 20% del sussidio se trovano lavoro al percettore. Il governo Draghi toglie soldi ai poveri per darli ai ricchi. L’ingresso delle agenzie interinali rischia di provocare l’ennesima deportazioni di massa dal Sud al Centro-Nord. Basta scorrere gli annunci delle principali agenzie di reclutamento private per capire quale sia il gioco al quale il governo Draghi vuole giocare. Per il 90% le offerte di lavoro sono tutte localizzate al Centro-Nord e richiedono personale qualificato con salari da sussistenza. Il restante 10% è dislocato a Sud con salari da fame. Novità pure per i progetti utili alla collettività(PUC), tramite cui i sindaci possono impiegare a titolo gratuito i beneficiari del sussidio ritenuti occupabili in attività varie, per esempio legate alla cura del verde pubblico. D’ora in poi nei Comuni dovranno essere “usati” un terzo dei percettori residenti. E questa è una buona cosa. La riforma del Reddito di cittadinanza prevede una stretta sul fenomeno dei furbetti, ovvero coloro che hanno preso il sussidio senza avere i requisiti. Ora i controlli all’anagrafe vanno fatti prima e devono essere incrociate le banche dati dell’Inps con il casellario giudiziario.

217 milioni di euro percepiti irregolarmente

La Guardia di Finanza insieme ad Inps e le altre forze dell’ordine, hanno contestato a percettori irregolari circa 217 milioni di euro, di cui 127 milioni già recuperati. Si tratta di circa l’1% di prestazione Reddito di cittadinanza irregolarmente spesa ad oggi. Dalla prima metà del 2019 - periodo in cui è entrato in vigore il Reddito di cittadinanza - fino alla fine del 2021, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi di euro.

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