Imprese a rischio fallimento per burocrazia

In Italia imprese a rischio fallimento per burocrazia. Pesa la mancata riscossione dei crediti bloccati dalla Pubblica Amministrazione.

Ufficio dei fallimentiE’ probabile che dall’autunno 2022 torni a crescere in maniera preoccupante il numero di fallimenti delle imprese in Italia. E’ quello che prevede la Cgia di Mestre. Il rischio fallimento non sarà causato solo dal caro energetico e dall’inflazione, sulle imprese peserà tanto la mancata riscossione dei crediti bloccati dalla burocrazia. Secondo Eurostat, in Italia le inadempienze della Pubblica Amministrazione(PA) verso i fornitori ammontano a 55,6 miliardi di euro.

Molte attività produttive potrebbero essere costrette a portare i libri in tribunale a causa della burocrazia statale. Un altro fattore che rischia di far fallire le imprese è l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110%, pari a circa 4 miliardi di euro. Gli intermediari finanziari(banche, istituti finanziari, etc.) hanno praticamente bloccato gli acquisti del credito. A fronte di questa situazione, le imprese del comparto casa(edili, dipintori, installatori impianti, falegnami, etc.) non sono più in grado di fare gli sconti in fattura. La situazione più problematica rimane lo stock dei debiti commerciali di parte corrente in capo alla nostra Pubblica Amministrazione(PA). Nel 2021, infatti, i mancati pagamenti ammontavano a 55,6 miliardi di euro. Negli ultimi 10 anni, comunque, il numero massimo di fallimenti si è registrato nel 2014 con 14.735 casi. Dopodiché, c’è stata una progressiva riduzione che si è arrestata nel 2020 con 7.160 casi. Nel 2021, infine, il dato ha iniziato a risalire e alla fine dell’anno si è attestato a 8.498 unità. I settori più a rischio, a causa della burocrazia della PA, sono il commercio e l’edilizia che, in questa prima parte dell’anno, hanno registrato rispettivamente 722 e 577 fallimenti.

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