Flat tax al 23% di Berlusconi

Silvio Berlusconi ha rispolverato la flat tax al 23% per la campagna elettorale 2022. La flat tax sarebbe una mazzata per il ceto medio basso.

Silvio BerlusconiLa campagna elettorale per le politiche 2022 è entrata nel vivo. Silvio Berlusconi ha rispolverato la flat tax al 23%, una cavallo di battaglia della campagna elettorale del 2018. “Una pillola al giorno del nostro programma dovrebbe levare di torno i signori della sinistra. Quando saremo al governo applicheremo una flat tax al 23%, per tutti, famiglie e imprese”, dice il leader di Forza Italia. Sinistra e tasse, sono due parole che tornano sempre di moda nelle campagne elettorali di Berlusconi. Sono 28 anni che dice sempre le stesse cose, sembra un disco inceppato.

La flat tax fa parte dello slogan “meno tasse per tutti”, un’altra frase che spunta sempre nelle campagne elettorali del centrodestra. Sarebbe un errore clamoroso, il colpo di grazia per un paese già enormemente indebitato. La flat tax è economicamente insostenibile per l’Italia. La progressività delle tasse è prevista nella Costituzione. L’art. 53 recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. La flat tax al 23% di Berlusconi è un Robin Hood al contrario: per fare un regalo ai ricchi si toglie al ceto medio-basso. La cosa drammatica dell’Italia è che parla di riforma del fisco uno che è stato condannato in via definitiva per frode fiscale. Oggi la misura della flat tax è in vigore per le Partite Iva con un reddito fino a 65 mila euro annui. Ma il progetto del centrodestra è di estenderla a tutti. La solita chimera di Berlusconi. Una domanda sorge spontanea: perché una persona che guadagna 15 mila euro all’anno dovrebbe pagare la stessa percentuale di tasse di una che ne percepisce 100 mila?

Il sistema attuale prevede 4 aliquote IRPEF: 23%, 25%, 35% e 43%. La fascia più bassa, fino a 15 mila euro di redditi, ha un’aliquota IRPEF del 23%. Quindi per loro non ci sarebbe nessuno vantaggio con la flat tax. Spulciando i dati della dichiarazione dei redditi 2021(quella del 2022 non è ancora disponibile), si scopre che il 44,5% dei contribuenti dichiara una reddito inferiore ai 15 mila euro. La fascia più bassa si ritroverebbe meno soldi in tasca, basta leggere come vogliono finanziare la tassa piatta. La flat tax al 23% di Berlusconi vale 57 miliardi di euro. La misura non può essere fatta a debito. Cosa significa? Per far entrare in vigore l’aliquota a percentuale fissa sulle tasse bisogna tagliare le spese dello Stato di 57 miliardi. Secondo le proposte il finanziamento per attuare la flat tax arriverebbe da contributi, esenzioni, deduzioni, detrazioni e bonus. Altri 7 miliardi di euro si recupererebbero con l’abolizione del Reddito di cittadinanza. Un documento dell’ufficio studi della Uil sostiene che per i redditi fino a 27 mila euro si andrebbe a pagare di più rispetto al sistema attuale. Meno tasse pagherebbero chi guadagna intorno ai 30 mila euro(-22%) e chi dichiara redditi sopra i 50 mila euro(-43%). La flat tax sarebbe una mazzata per il ceto medio basso, servirebbe solo a far crescere le diseguaglianze in Italia.

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