Politici ricchi contro Reddito di cittadinanza

L’Italia è un paese strano. Ci sono politici ricchi contro il Reddito di cittadinanza. 45,8% dei percettori risultano occupati con contratto regolare.

Politici ricchi al meeting di RiminiL’Italia è un paese strano. Ci sono politici ricchi contro il Reddito di cittadinanza, misura introdotta dal governo Conte I nel 2019 in sostituzione del reddito di inclusione(Rei). Nel nostro Paese il principale nemico non è la mafia, ma il sussidio che viene dato alle famiglie meno abbienti. I poveri non hanno diritto a vivere in modo dignitoso, devono essere sfruttati in nero con paghe da fame e senza diritti.

Il Reddito di cittadinanza non esiste solo in Italia. Tutti gli stati UE hanno introdotto misure di sostegno alle famiglie indigenti. L’Italia è stato uno degli ultimi paesi europei a garantire una forma reddito minimo garantito. Solo nel nostro Paese si fa una campagna elettorale sull’abolizione del Reddito di cittadinanza. La cosa bella è che sono i politici ricchi che si scagliano contro la misura anti povertà. La proposta di Fratelli d’Italia è dare il sussidio solo a soggetti effettivamente fragili: disabili, over 60 e famiglie con minori a carico privi di reddito. In pratica, il Reddito di cittadinanza rimarrebbe solo per chi non può lavorare. E le persone che non trovano lavoro? Saranno costrette a farsi sfruttare in nero con paghe da fame o diventare manodopera della criminalità organizzata.

I politici ricchi contro il Reddito di cittadinanza. Il parlamentare è l’unico posto di lavoro che ti garantisce lo stipendio anche in caso di assenze prolungate. Tanto per fare un esempio, la simpatica Giorgia Meloni ha collezionato una percentuale di assenza del 64,95% nella XVIII Legislatura. Una ricuttara sulla spalle dei contribuenti. I parlamentari hanno ogni forma di benefit possibile ed immaginabile. Hanno viaggi pagati su tutto il territorio nazionale e mutui a tassi inferiori rispetto ad un comune cittadino. Al termine della legislatura, viene accreditato l’assegno di fine mandato, una cospicua liquidazione che ammonta a circa 43 mila euro per ogni legislatura. La Meloni ha fatto quattro legislature ed ha accumulato la bellezza di 172 mila euro solo di TFR. Soldi che un percettore di Reddito di cittadinanza non vedrà mai in una vita intera.

I politici ricchi dicono che la misura introdotto dal governo Conte I non incentiva il lavoro. Ed è vero, ma non per colpa del Reddito di cittadinanza. In Italia si è andato avanti in modo illegale in alcuni settori lavorativi, con gli organi competenti che chiudevano entrambi gli occhi su un sistema marcio e schiavista. In molte zone del Paese, soprattutto al Sud, le offerte di lavoro sono con paghe al ribasso o integrate con il nero. Gli imprenditori non trovano personale perché vogliono sfruttare senza essere controllati. Ai Centri per l’impiego non arrivano richieste di personale e questo porta come conseguenza un bel divano per i percettori del Reddito di cittadinanza. Il progetto funziona se ci sono aziende in regola che fanno richiesta di personale ai Centri per l’impiego. Alla nullafacenza dei percettori contribuiscono anche i Comuni, che non fanno partire i Progetti Utili alla collettività(PUC).

45,8% dei percettori risultano occupati

Oggi può essere povero anche colui che ha un lavoro regolare. Il Reddito di cittadinanza ha rappresentato un’ancora di salvezza per 1,8 milioni di famiglie, ma va notato che circa il 45,8% dei percettori risultano occupati(552.666 standard e 279.290 precari) con impieghi tali da non consentir loro di emergere dal disagio e da costringerli a ricorrere al Reddito di cittadinanza per la sussistenza. Parliamo quasi un beneficiario su due. È quello che si evince dal policy brief dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche(INAPP) pubblicato lo scorso febbraio. La Meloni e gli altri politici ricchi conoscono questi dati? Basterebbe migliorare le condizioni retributive e lavorative di questi lavoratori poveri per quasi dimezzare immediatamente l’attuale numero dei percettori del Reddito di cittadinanza.

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