Aumento tassi BCE costa 15 miliardi a imprese
La Banca Centrale Europea nel secondo semestre del 2022 ha alzato per ben due volte i tassi d’interesse per frenare l’inflazione. Questa mossa della BCE non è indolore. Famiglie e imprese dovranno di più i prestiti. Secondo la Cgia di Mestre, l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE comporterà un surplus di oneri sui prestiti per le imprese di quasi 15 miliardi di euro.
In Consiglio direttivo della BCE potrebbe decidere un ulteriore aumento dei tassi di 50 punti basi nella riunione in programma il 15 dicembre 2022. Il tasso sui prestiti marginali dovrebbe salire al 2%. L’aumento dei tassi porterà un aggravio degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 15 miliardi di euro tra il 2022 e il 2023. Su 749,2 miliardi di euro di consistenze porta ad una crescita del costo del denaro per le imprese di 14,9 miliardi. Ci saranno ricadute negative anche su spesa famiglie, investimenti, occupazione e interessi sul debito pubblico dell’Italia. Le regioni più penalizzate dall’aumento dei tassi deciso dalla BCE, saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito.
Al primo posto la Lombardia con un aggravio di 4,33 miliardi. Seguono Lazio e Emilia Romagna con 1,57 miliardi. Al quarto posto il Veneto(+1,52 miliardi) davanti al Piemonte(+1 miliardo). Quasi 2/3 dei 15 miliardi di maggiore costo del denaro che le aziende dovranno farsi carico nel 2023 saranno riconducibili alle imprese del Nord. A livello territoriale, infine, Milano sarà la provincia più penalizzata d’Italia: le imprese ubicate nel capoluogo della Lombardia dovranno farsi carico nel 2023 di un maggior aggravio dovuto all’aumento dei tassi di interesse pari a 2,3 miliardi di euro. Seguono le provincie di Roma con 1,4 miliardi, Torino con 567,5 milioni di euro, Brescia con 524,3 milioni e Bologna con 403,9 milioni di euro.
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