Lavoro da 2,72 euro all’ora

Un'offerta di lavoro da 2,72 euro all'ora. 66 ore settimanali con un giorno di riposo. Il lavoro non sconfigge la povertà.

Una cassiera di un supermercatoLa povertà si sconfigge con il lavoro. Questo è quello che ha dichiarato il premier Giorgia Meloni per giustificare l’abolizione del Reddito di cittadinanza. Il governo di centrodestra sta costringendo tanti poveracci ad accettare un lavoro da 2,72 euro all’ora. Questa è l’offerta proposta ad un giovane da uno store di una nota catena di supermercati.

Il datore di lavoro “schiavista” cerca una persona che svolga 11 ore di lavoro al giorno per 30 euro. Una paga di 2,72 euro all’ora. Un miseria, in pratica. Almeno è previsto un giorno di riposo a settimana. 66 ore di lavoro alla settimana per 180 euro. Il dipendente dovrebbe lavorare sei giorni su sette (pari a 264 ore) per 720 euro mensili. Non cerca un lavoratore, ma uno schiavo. Il sottoscritto una cifra simile la prendeva nel 2003 lavorando 168 ore al mese, pari ad una paga oraria di 4,28. 2,72 euro all’ora sono una retribuzione da fame. Forse il datore di lavoro crede di essere in Qatar. Una persona guadagna di più se si mette fuori al centro commerciale a chiedere l’elemosina. Una domanda sorge spontanea: dove sono gli ispettori di lavoro? L’Italia è il Paese dell’illegalità. Gli imprenditori offrono stipendi miseri e poi si lamentano di non trovare personale. Nel settore privato c’è l’illegalità diffusa, tanto nessuno controlla. Ormai si fa prima a contare le attività in regola che quelle che evadono fisco, contributi e sfruttano i dipendenti. La povertà non si sconfigge con un lavoro da 2,72 euro all’ora. Si tratta di una forma di sfruttamento che viola i principi costituzionali di equa retribuzione e dignità umana. Il lavoro da 2,72 euro all’ora è anche una minaccia per il sistema economico e sociale dell’Italia, in quanto genera povertà, disuguaglianza e evasione fiscale.

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